"Per motivi familiari sospendo lo sciopero del vitto, mentre continuo quello della terapia". Lo scrive Marcello Dell'Utri, detenuto nel carcere romano di Rebibbia, in una lettera a Nicola Porro in occasione dello speciale "Matrix: Il caso Dell'Utri". "La sorveglianza nelle carceri non è in grado di soddisfare quel livello di sanità e umanità necessario per chi è affetto da gravi e pericolose patologie", aggiunge l'ex senatore.
"Conosco casi di detenuti in condizioni peggiori delle mie e senza voce alcuna per farsi sentire - continua l'ex senatore condannato a 7 anni per concorso in associazione mafiosa - . Sono in balia di una magistratura cosiddetta di 'sorveglianza' che spesso nulla sorveglia e giudica con la vista corta d'una spanna. Sono mesi che ho chiesto di parlare col 'magistrato di sorveglianza' ma non ho mai avuto risposta. Ci tengo poi a ribadire che per me non chiedo alcuna grazia e invito anche a non prendere iniziative in tal senso".
"Ringrazio però quanti si sono mobilitati in mio favore - conclude Dell'Utri - sperando che qualcosa possa cambiare e mutare l'indifferenza in effettiva azione per migliorare le condizioni di una pena che spesso è una condanna alla dissoluzione della persona".