Nel 2012-2013, Banca Etruria "ha sollecitato il pubblico risparmio attraverso offerte, ma in assenza di un quadro informativo corretto e completo circa la reale situazione di criticità in cui si trovava". Lo afferma la Consob, secondo cui le operazioni, per complessivi 320 milioni di euro, "sono state effettuate tacendo le anomalie di cui Etruria era consapevole, anche dopo le indicazioni ricevute da Bankitalia già a partire da luglio 2012".
Nei fatti le operazioni di aumento di capitale, giustificate come riallineamento alla regolamentazione patrimoniale, in realtà servivano alla sopravvivenza della banca.
Secondo il vice dg della Consob, Giuseppe D'Agostino, in audizione alla commissione d'inchiesta sulle banche, "Banca Etruria ha proceduto alla propria patrimonializzazione (conversione del prestito subordinato per 109,9 milioni di euro, avvenuto a dicembre 2012, aumento di capitale di 100 milioni di euro avvenuto nel giugno 2013 ed emissioni dei prestiti obbligazionari subordinati per complessivi 110 milioni di euro), senza mai dichiarare di essere in una situazione di grave criticità gestionale e patrimoniale, così come indicato dalla Vigilanza già nel luglio 2012". Tale "comportamento omissivo è stato reiterato dalla banca anche nel dicembre 2013, in occasione della diffusione al mercato delle criticità evidenziate dalla Banca d'Italia, a seguito dell'ispezione conclusa nel 2013 e rappresentate a Banca Etruria con la lettera del 3 dicembre 2013".
"Vigilanza non condizionata da 'porte girevoli'" - "Due nostri dirigenti, dopo aver lasciato Consob per limiti di età di pensione, diciamo hanno deciso assumere posizioni in Banca Etruria, ma in nessun modo" questo passaggio "ha condizionato la valutazione e gli esiti della vigilanza, tanto che entrambi i soggetti sono stati sanzionati", ha spiegato il vice direttore generale di Consob.