Il gip Gaspare Sturzo ha disposto l'interdizione di un anno dall'attività di pubblici ufficiali per il maggiore dei carabinieri Gian Paolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa, indagati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma su Consip. I due sono accusati di depistaggio per aver tentato di "sviare l'indagine sull'accertamento degli autori della violazione del segreto a favore dei vertici Consip". Renzi: "Chi ha tradito lo Stato paghi".
"Se qualcuno ha tradito il giuramento allo Stato è giusto che paghi, ma ci sono i magistrati per verificarlo. Leggo quello che accade, è evidente che questa storia non finisce qui e io la seguo con l'atteggiamentoneutrale e serio di chi dice: andate avanti e vediamo chi ha ragione o torto", ha commentato il segretario del Pd Matteo Renzi.
La nuova accusa per Scafarto si va ad aggiungere a quella di falso e rivelazione del segreto d'ufficio. Per Sessa si somma a quella sempre di depistaggio in relazione alle false dichiarazioni rese al pm.
In particolare, "Scafarto, che aveva subito il sequestro, in data 10 maggio 2017, del proprio smartphone al fine di accertare la natura ed il contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con con estranei alle stesse, su richiesta ed istigazione di Sessa ed al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l'applicativo whatsapp, provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo; con l'aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o artificiosa alterazione di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento".
I precedenti - Per il gip Sturzo questo episodio, aggiunto a quelli precedentemente contestati ai due indagati (tra questi il presunto falso operato da Scafarto in una informativa in cui, da un lato, accreditò erroneamente la tesi della presenza dei servizi segreti nel corso degli accertamenti e, dall'altro attribuì ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase intercettata: "...Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato"), giustificano la misura dell'interdizione dalle funzioni di pubblici ufficiale dei carabinieri anche per il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.