Più della metà dei software utilizzati dagli italiani sono illegali, ovvero copiati dal cd di installazione originale. Una ricerca della Business Software Alliance ha rilevato che il tasso medio di pirateria del pianeta è rimasto costante nell'ultimo anno, ma in Italia è cresciuto del 3%, grazie soprattutto all'illegalità nelle PMI. Le perdite annuali del settore IT mondiale ammontano così a 1,5 miliardi di dollari.
Il tasso medio di pirateria calcolato dalla BSA è un indice dato dalla "percentuale di software illecitamente duplicato rispetto al totale utilizzato". Secondo gli ultimi risultati, a livello mondiale i software piratati sono stabili al 35% del totale, con perdite associate del settore pari a 34 milioni di dollari. Ma il dato significante viene dal nostro Paese. L'inadempienza delle piccole e medie imprese e degli studi professionali, aggiunta alla cosiddetta "pirateria di strada", caratterizzata da scambi illeciti su Internet, innalza il tasso nazionale al 53% con un incremento del 3% rispetto all'ultimo anno.Male come noi solo Spagna e Portogallo. Gli Stati Uniti, ma anche le economie emergenti come Cina, India e Russia hanno dato invece segnali positivi grazie alla sensibilizzazione del pubblico ed alla applicazione delle normative contro i programmi craccati. In Europa Centrale/Orientale il fenomeno è sceso in 15 dei 18 mercati esaminati.
"Che il nostro Paese vada sempre controcorrente rispetto ai trend degli altri mercati europei - ha detto Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia - evidenzia chiaramente un problema socioculturale di base, che va affrontato con ancora maggiore decisione e adeguati investimenti da parte delle Istituzioni". Il punto cruciale della lotta ai programmi craccati sta, secondo la Giudice, nella realizzazione di campagne di informazione per i cittadini, "con particolare attenzione a giovani ed imprenditori". Basterà a fermare l'arrembaggio dei pirati italiani?