LETTERA ALL'ONU

Gerusalemme, Italia e altri 4 Paesi Ue "rompono" con gli Usa

Con una dichiarazione congiunta all'Onu Italia, Gb, Francia, Germania e Svezia si dicono in disaccordo con la decisione di Trump

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Gran Bretagna, Francia, Germania, Svezia e Italia invitano gli Stati Uniti a presentare proposte dettagliate per la pace tra Israele e palestinesi e si dicono in disaccordo con la decisione del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. L'Italia ha annunciato di non voler spostare la propria sede diplomatica.

L'ambasciata italiana resta a Tel Aviv - L'Italia annuncia che manterrà la propria ambasciata in Israele a Tel Aviv e aggiunge che "crediamo che lo status di Gerusalemme come futura capitale di due Stati debba essere negoziato fra Israele e Palestina, nel quadro di un processo di pace che porterà alla fine a stabilire due Stati, che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, tenendo in considerazione le legittime preoccupazioni e aspirazioni di entrambe le parti". A dirlo è stato l'ambasciatore italiano presso l'Onu, Sebastiano Cardi, nella riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu a seguito del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte del presidente Usa, Donald Trump. "Fino ad allora l'Italia continuerà ad attenersi alle risoluzioni delle Nazioni unite pertinenti e manterrà la sua ambasciata in Israele a Tel Aviv", ha affermato.

Nel corso della riunione anche l'ambasciatore della Svezia presso l'Onu, Olof Skoog, si è espresso contro la decisione di Trump, definendola contraria alla legge internazionale e alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Nel 1980, quando Israele provò a dichiarare Gerusalemme sua capitale, il Consiglio di sicurezza affermò in una risoluzione che questa era una violazione della legge internazionale. Il Consiglio dichiarò poi che i tentativi di cambiare lo status di Gerusalemme erano "nulli" e invitò tutti gli Stati ad accettare la sua decisione. Tutti gli Stati finora si sono attenuti all'invito del Consiglio Onu, ha dichiarato il rappresentante della Svezia. Dopo l'annuncio della decisione di Trump la riunione del Consiglio Onu era stata chiesta da otto Paesi membri: Italia, Regno Unito, Francia, Svezia, Bolivia, Uruguay, Senegal ed Egitto.

Gli Stati Uniti non tornano indietro - Dal canto loro gli Stati Uniti durante la riunione hanno ribadito lo strappo, nonostante si siano ritrovati isolati dal resto della comunità internazionale. "Il presidente Trump ha riconosciuto l'ovvio - ha affermato l'ambasciatrice Nikki Haley - ma gli Stati Uniti non hanno preso una posizione sui confini, che devono essere ancora decisi da israeliani e palestinesi", ha assicurato. "E gli Usa non hanno preso una decisione sullo status finale, e sostengono la soluzione dei due stati se raggiunta d'accordo dalle parti", ha aggiunto, ribadendo che l'amministrazione americana "rimane impegnata per il processo di pace".

Duro l'inviato speciale dell'Onu in Medio Oriente: "Qualsiasi decisione unilaterale che cerchi di modificare lo status di Gerusalemme potrebbe seriamente minare gli attuali sforzi di pace e avere ripercussioni in tutta la regione", ha lamentato Nickolay Mladenov, che si è detto "molto preoccupato per il potenziale rischio di un escalation" delle violenze. Come in effetti sta avvenendo in queste ore.

Consiglio Onu compatto, Trump isolato - Il Consiglio di Sicurezza si è dunque mostrato compatto nel criticare la mossa di Washington, ma non ha potuto approvare una dichiarazione comune, poiché per farlo sarebbe stato necessario il consenso di tutti e 15 i membri, inclusi gli Stati Uniti.