CORTEI DI PROTESTA A GAZA

Medio Oriente, Hamas: la decisione di Trump "apre le porte dell'inferno"

L'Onu: "No a decisioni unilaterali". Macron: scelta "deplorevole" da parte della Casa Bianca

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Il gruppo palestinese Hamas ha detto che la decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele apre "le porte dell'inferno". Hamas aveva ammonito sul rischio di una nuova intifada qualora Trump avesse confermato la sua intenzione di trasferire l'ambasciata americana a Gerusalemme. A Gaza, intanto, sono in corso cortei di protesta.

Abu Mazen: "Usa rinunciano così a ruolo di mediatori" -  In un discorso alla Nazione, il presidente palestinese Abu Mazen ha spiegato che la "la decisione odierna di Trump equivale ad una rinuncia da parte degli Stati Uniti al ruolo di mediatori di pace", sottolineando inoltre come questa presa di posizione sia incontrasto con tutte le risoluzioni internazionali su Gerusalemme.

Abu Mazen: "Gerusalemme capitale eterna della Palestina" - Abu Mazen ha detto inoltre di aver ordinato alla delegazione diplomatica palestinese di lasciare Washington e di rientrare in patria. "Gerusalemme - ha insistito - è la capitale eterna dello Stato di Palestina". Il presidente palestinese ha anche accusato Trump di aver offerto un premio immeritato ad Israele "che pure infrange tutti gli accordi".

Otto Paesi, tra cui l'Italia, chiedono riunione Consiglio Sicurezza Onu - Otto Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Bolivia, Egitto, Francia, Italia, Senegal, Svezia, Gran Bretagna e Uruguay) hanno chiesto una riunione di emergenza sulla decisione del presidente Trump. Lo fanno sapere fonti diplomatiche dell'Onu. La riunione del Consiglio di Sicurezza si dovrebbe tenere entro la fine della settimana, probabilmente venerdì.

Macron: "Decisione deplorevole" - Oltre alla prevedibile reazione palestinese, prese di posizione contro l'iniziativa di Trump arrivano anche dagli alleati degli Stati Uniti. Il presidente francese Emmanuel Macron, ad esempio, parla di una decisione "deplorevole", e invitando alla calma tutte le parti in casua sottolinea che comunque l'Eliseo "non approva" la scelta della Casa Bianca.

Guterres: "A repentaglio la prospettiva della pace" - Duro il commento anche da parte del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, secondo il quale "solo realizzando la visione di due Stati che convivono in pace e sicurezza, con Gerusalemme capitale di Israele e della Palestina, tutte le questioni sullo status saranno risolte in via definitiva attraverso negoziati, e le legittime aspirazioni di entrambi i popoli saranno raggiunte". Il numero uno delle Nazioni Unite sottolinea quindi che "dal mio primo giorno qui mi sono costantemente dichiarato contrario ad ogni misura unilaterale che metta a repentaglio la prospettiva della pace".

Ue: "Gerusalemme sia capitale dei due Stati" - "L'Unione europea esprime grave preoccupazione dopo l'annuncio del presidente Trump su Gerusalemme e le ripercussioni sulle prospettive di pace". Lo sostiene in una nota l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, sottolineando che "le aspirazioni di entrambe le parti devono essere soddisfatte e una via deve essere trovata attraverso i negoziati per risolvere lo status di Gerusalemme come futura capitale dei due Stati".

Merkel: "Germania contraria alla decisione di Trump" - La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha preso le distanze dal riconoscimento del presidente americano Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele. "Il governo tedesco non appoggia questo comportamento, perché lo status di Gerusalemme va negoziato all'interno della cornice della soluzione di due Stati", ha scritto infatti su Twitter il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert.

Ankara:"Decisione Usa mina la pace e la stabilità" - "Condanniamo la dichiarazione irresponsabile dell'amministrazione Usa di riconoscere Gerusalemme come la capitale di Israele" che "avrà effetti negativi sulla pace e la stabilità nella regione". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri turco, Ahmet Cavusoglu, pubblicando una nota in cui si chiede all'amministrazione americana "di riconsiderare questa decisione sbagliata".