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Nintendo Switch: il segreto di un successo

Da Wii a Switch, la semplicità fa bene a Nintendo.

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Sostiene il saggio che del senno di poi son piene le fosse e suppongo che abbia ragione. D’altronde solo a posteriori sono riuscito, personalmente, ad applaudire certe scelte di Nintendo ai tempi di Wii. Il riferimento è alla comunicazione e non tanto all’idea. Ricorderete probabilmente tutti Wii: undici anni fa arrivava nei negozi dando il via, entro qualche mese, a una vero e proprio fenomeno di costume. Avrebbe venduto oltre cento milioni di unità, finendo nelle case di chiunque, diventando un’icona pop, prima ancora che “la nuova console Nintendo”. Eppure ricordo chiaramente il comunicato stampa con cui, tempo prima, Nintendo annunciò al mondo il nome: “Wii”… e ricordo le mezze risate tra i denti (e qualcuna anche fuori dai denti) in redazione. Sta di fatto che anche il nome alla fine funzionò più che bene.

NESSUNA RIVOLUZIONE In maniera simile ma non identica, Switch sta riscuotendo un successo che in pochi avrebbero sospettato e ancora meno preventivato. Perché, come Wii, si è presentata attraverso idee chiare e semplici, pur percorrendo strade differenti. Se la console del telecomando e dei movimenti in libertà di fronte al televisore puntava a rivoluzionare, quella ibrida da salotto e passeggio punta a rassicurare. Forse con Switch non si sfioreranno i numeri fatti segnare da Wii e molto difficilmente assisteremo a una benevola isteria collettiva come ai tempi di Wii Sports e Wii Fit, ma questo non toglie nulla a quanto di buono già archiviato da Nintendo in soli nove mesi (da quel 3 marzo che ha visto Switch farsi largo sugli scaffali).

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GLI ERRORI DEL PASSATO In realtà ci sarebbe ben poco da discutere: Nintendo si è “limitata” (virgolette obbligatorie) a fare le scelte più giuste, coerenti, logiche e comprensibili. Sia in fase di elaborazione che di comunicazione. Sembrano lontani davvero decenni i tempi confusi e tremolanti di Wii U. La console che arrivò nel 2012 a raccogliere il testimone di Wii è stato il tonfo più sgraziato della casa di Kyoto, se si escludono progetti soffocati quasi sul nascere e di cui ci ricordiamo giusto in tre (Virtual Boy e 64DD). Wii U era basato su un’idea pasticciata, dal potenziale interessante, ma complicato da spiegare e, come abbiamo visto, ancor di più da tramutare in realtà. Voleva essere tante cose, mirava a sovvertire alcune consuetudini dei giocatori, ma fallì prima ancora di cominciare.

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SFRUTTARE I LIMITI Switch è probabilmente la console più lineare, semplice, facile e “squadrata” della storia recente di Nintendo. Per riuscire a raggiungere un obiettivo simile ha dovuto comunque sacrificare qualcosa, ma il suo successo sta nell’aver reso la cosa meno evidente che mai. Switch è meno potente di Xbox One e PlayStation 4, così come Wii U prima di lei e Wii ai tempi della generazione PlayStation 3 e Xbox 360. Eppure è più difficile accorgersene, perché è al contempo la console portatile più muscolosa di ogni tempo e per distacco. Il salto da 3DS a Switch è clamoroso. Il sistema operativo è efficace come nemmeno quelli della concorrenza: reattivo, veloce, affidabile. Insomma, è perfetto per una console che promette di essere sempre pronta a divertire, senza troppe lungaggini e attese. Per farlo riduce al minimo il multitasking e praticamente non presenta un ambiente di interazione tra giocatori (messaggi, chat e quanto altro). Scelte delicate, ma che stanno dando i loro frutti, almeno in questi primi mesi.

MISURA E POTENZA DI FUOCO Ancora più importante è sottolineare come il messaggio chiave di Switch, la sua unicità, sia elementare da spiegare quanto da capire. Con la console Nintendo giochi collegato al televisore, poi quando devi uscire la tiri su, te la infili in borsa o nello zaino e continui per strada. Punto, finito. Non c’è nulla di più complicato e nulla di più suggestivo. Dirigere un’orchestra con il telecomando Wii poteva sembrare decisamente più stuzzicante e sorprendente, così come spiare un altro giocatore dalla “finestra” del Gamepad di Wii U… eppure è la semplicità di Switch che, a mio modo di vedere, la renderà alla fine della corsa la console più utile e proficua per la Nintendo degli ultimi vent’anni almeno. Switch non rischia di alienarsi il pubblico degli appassionati come fece Wii e allo stesso tempo può adulare i giocatori più occasionali con la sua promessa di esserci sempre, adattandosi al ritmo della vita moderna, piuttosto che implorandoli di trovare un po’ di tempo da passare assieme sul divano. Non va poi dimenticato come una console (anche) portatile sappia farsi pubblicità da sola: facendosi vedere in metropolitana, sull’autobus, in aula, in ufficio, a casa di amici. Dopotutto far scattare il passaparola è uno dei sogni proibiti di qualsiasi agenzia di comunicazione.

Se a tutto questo si aggiunge come il progressivo (e inesorabile) pensionamento del 3DS consentirà a tutti i team di Nintendo di sviluppare giochi per una sola console, come non succedeva da oltre trent’anni, allora è chiaro che le frecce all’arco del colosso giapponese siano tante e tutte particolarmente appuntite

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