Arrivare a un passo dai 30 anni di carriera e ripartire da capo. È quello che ha voluto fare Jovanotti, con "Oh, vita!", il nuovo album prodotto da Rick Rubin in uscita venerdì 1 dicembre. "Mi sento all'inizio di una storia - dice lui -. Questo è il mio disco meno pop, è scarno ed essenziale, senza orpelli inutili: con Rubin sono andato al cuore della mia musica".
Una collaborazione importante, di quelle che ti cambiano la vita. E indirizzano il tuo percorso artistico verso strade finora impensate. Questo è stato per Lorenzo Cherubini l'incontro con Rick Rubin. Superstar della produzione, l'uomo dietro a dischi monumentali di Red Hot Chili Peppers, Metallica, Slayer, System of a Down, ma soprattutto il fondatore della Def Jam, l'etichetta che negli anni 80 ha trasformato il rap in un fenomeno mondiale e sfornato tre quarti degli album, dai Run DMC ai Beastie Boys, sui quali Jovanotti è cresciuto.
L'uomo giusto per una sterzata venendo da un lavoro "monstre" come "Lorenzo 2015 cc", con 30 canzoni, iperprodotte e rimbalzanti da una parte all'altra della galassia stilistica jovanottiana. "Quello è stato un successo strepitoso, pazzesco - tiene a precisare Lorenzo -. Ma già facendolo sentivo che era in qualche modo la chiusura di un ciclo di lavoro. Avevo bisogno di mettermi in gioco, di uscire da una routine creativa. Con questo nuovo disco non cercavo di fare il botto ma fare esperienza e imparare nuove cose".
Con il cantautore di Cortona Rubin ha fatto principalmente una cosa: ha tolto. "Per come la vedo io il disco è tutto scarno - dice Lorenzo -. Questa cosa mi ha messo in crisi perché mi sono sentito nudo, fragile, a confronto continuamente con i miei limiti vocali. Con Michele Canova, che pur stimo tantissimo, l'approccio era molto diverso, la voce era sempre trattata e doppiata. Con Rubin è l'esatto opposto, non c'è autotune se non in un pezzo usato a manetta per creare un contrasto voluto con un pianoforte un po' scordato".
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Ecco quindi che ci si trova di fronte a un lavoro dove almeno otto pezzi su quattordici sono acustici o semiacustici, dalla quasi sussurata "Chiaro di luna" al racconto di "Quello che intendevi", una canzone "narrata" su un semplice giro blues. Il tutto passando dalla cumbia di "Affermativo" e da un ballad più tradizionale come "Sbagliato" o la stralunata ballata pianista di "Amoremio". A fare da contrappeso, a parte la title track più classicamente hip hop, ci sono i suoni più elettronici di "Fame" e il rock steady di "Sbam!", che sembra andare in cortocircuito in un ritornello frenetico. "Il disco ha due anime opposte - dice Jova -. Una da cantautore e una hip hop. All'inizio Rubin voleva spingersi completamente verso la zona cantautorale ma poi ha capito che mi sentivo irrequieto, come costretto, quindi ha aperto una porta anche verso l'altra dimensione".
Se la portata principale è essenziale, il contorno è a dir poco esplosivo. Insieme all'album (che oltre che in cd e doppio vinile viene pubblicato in musicassetta) escono infatti "Sbam!", una rivista libro che si compone di un diario di lavoro di Jovanotti e di una serie di contributi di artisti importanti, e "Oh, vita! - Making an album", un docufilm sulla nascita e la realizzazione del progetto, che il 10 dicembre sarà negli Uci Cinemas con proiezioni gratuite nel corso di tutta la giornata. La ciliegina sulla torta è rappresentata dal "Jova Pop Shop", un negozio aperto nel cuore della Milano più trendy, dove dall'1 al 10 dicembre saranno venduti prodotti griffati Jovanotti, molti dei quali con intento benefico. Tutto molto colorato, tutto molto pop. "E' una sorta di bilancia - dice lui -. Alla basa di tutto però ci sono le canzoni e quelle sono ciò che voglio proteggere".
Il prossimo passo è quello live, con il mega tour in partenza a febbraio. Nella scaletta ancora in via di definizione probabilmente troveranno posto solo sei o sette brani di quelli nuovi, ma in realtà l'influenza del disco sarà molto profonda sullo show. "Questo lavoro getta una luce positiva sul mio passato, facendomi rivivere anche i pezzi vecchi in maniera più scarna, più rock'n'roll - spiega-. Rubin mi ha lasciato in eredità questa voglia di ottenere il massimo con il minimo, bisogna lasciare più spazio ai singoli elementi per farli respirare. E come al solito sarà ua grande festa".