Un cerchio che si chiude idealmente. E' quello iniziato da Umberto Tozzi un paio di anni fa con un tour finito poi in un disco live e ora nel doppio cd e dvd "Quarant'anni che Ti amo in Arena", registrato all'Arena di Verona a ottobre. "Era importante fermare il momento di quella serata splendida - dice -. È finito questo anno con questo bellissimo progetto, ne ho altri in mente e spero di realizzarli. Quali? Sogno di fare un musical da Gloria".
Per Tozzi questo è stato un anno particolare, così come lo è stato l'appuntamento di Verona, alla fine andato in porto nonostante un contrattempo di salute come l'attacco di appendicite acuta che ha costretto a far slittare rispetto alla prima data prevista ("Mia moglie dice “quello che avviene conviene” - spiega lui -. Anche il rinvio potrebbe essere stato un bene"). Oggi quindi potrebbe essere tempo di bilanci di questo tuffo nel passato fatto con amici e colleghi. "Questo è un prodotto importante per la qualità e la fortuna che ho avuto di ritrovare questi amici che hanno lavorato con me nel corso della carriera - commenta -. Al di là dell’album precedente, sempre registrato dal vivo, c’è un live storico del 1988, alla Royal Albert Hall. Questo però era inaspettato e sono felice sia stato fermato in audio e video perché è stato importante per me realizzarlo. Salire sul palco è oggi il momento più divertente per me. Per noi che abbiamo superato i 30 è un’emozione che ci fa sentire giovane".
Oltre ai successi più noti, nel concerto sono state eseguite anche cover, come "Sound of Silence" e "My Sharona", e chicche dal repertorio, come “Dimentica dimentica”. "E' uno di quei brani che non ebbe un grande successo all’epoca - sottolinea Tozzi -. E' stato Enrico Ruggeri a volerla fare. Quando l'ho chiamato mi ha detto ok ma solo se gli avessi fatto fare quel pezzo. Una scelta che ha reso giustizia alla canzone".
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Proprio Enrico Ruggeri, nella sua recente autobiografia "Sono stato più cattivo", ha dedicato a Tozzi alcuni passaggi, definendolo uno "dei più grandi talenti musicali" ma al tempo stesso "un'edonista, che se fosse stato meno pigro sarebbe al livello di Morricone". Tozzi si rivede? "Pigro lo sono sempre stato, poco ma sicuro - dicende ridendo -. Giancarlo Bigazzi spendeva più soldi di telefono per rintracciarmi che altro. Se non mi avesse stimolato lui con i suoi continui progetti avrei fatto ancora meno. Mi ha sempre detto 'sei come una Ferrari parcheggiata, con il pieno fatto, alla quale non metti mai la prima'".
Incontrare tanti artisti che hanno accompagnato la sua carriera, da Ruggeri a Gianni Morandi, passando per Raf, Marco Masini, Fausto Leali e Al Bano, è stata l'occasione anche per meditare su quello che c'era e non c'è più. "Cosa mi manca oggi? Un mondo che non esiste più intorno a noi - afferma -. Che ci dava un sacco di idee e ci spingeva a rischiare. Per questo andrebbero premiati tutti gli artisti che vogliono fare musica. Quel mondo è dovuto tanto al talento ma soprattutto alla gente che ci circondava". Tozzi ha un pensiero soprattutto per un certo tipo di discografia. "Mario Ragni è stato un personaggio molto importante nella discografia anche se poco nominato - ricorda -. Lui è il creativo del trio Morandi-Ruggeri-Tozzi. Così come ebbe l’idea di fare un album e un tour insieme a Marco Masini. In tanti ambienti discografici oggi servirebbe un talento come il suo. Come Alfredo Cerruti o Mario Bigazzi. Un artista ha bisogno di confrontarsi con qualcuno".
Chiusa questa parentesi Tozzi non si ferma. Ed è già pronto per ripartire in tour (il via da Parma l'11 febbraio), con qualche idea nuova. "Nel tour teatrale voglio sviluppare il repertorio in maniera più acustica - spiega -, perché già a Verona mi sono molto divertito. In più ho scritto delle canzoni nuove e vorrei portarle sul palco in anteprima, due o tre brani". E tra i progetti, ora che non c'è più la gara e c'è un artista come Baglioni al comando, c'è forse anche Sanremo? "Spero ci siano in futuro sempre artisti competenti come Baglioni a guidare il meccanismo - spiega lui che però è deciso riguardo un suo coinvolgimento -. Nelle ultime edizioni grandissimo spettacolo televisivo ma a livello musicale è stato veramente basso, salvo piccolissime eccezioni. Io non ci penso nemmeno, credo che il Festival debba essere per i giovani che devono emergere, non per gente che ha una carriera alle spalle e che sarebbe lì tanto per esserci".
E allora meglio pensare a qualche sogno nel cassetto, visto che oltretutto nel 2019 saranno i 40 anni di un altro grande successo, "Gloria". "Con un po’ di presunzione ho sempre pensato potesse diventare un grande musical - rivela -, ma ci vuole un pazzo che possa finanziarla. Chiederò a mio figlio di mandare qualche mail…".