Amedeo Modigliani (1884-1920) nel 1906 lascia la sua Toscana per andare a Parigi. L’affare Dreyfus si era appena concluso, Picasso stava per dipingere Les demoiselles d’Avignon e Cézanne sarebbe morto qualche mese dopo. Montmartre, la leggendaria collina degli artisti e per anni quartier generale di Picasso (che ha lo studio al Bateau Lavoir), viveva i suoi ultimi momenti di gloria e presto sarebbe stata spodestata dalla più economica Montparnasse, il nuovo cuore della Scuola di Parigi. I locali alla moda (il Lapin Agil, il Moulin Rouge, il Moulin de la Galette, la Closerie des lilas, la Ronde, le Dôme… Modigliani li avrebbe frequentati tutti), i teatri, i caffé concert e la vita bohémien fanno da sfondo alle vicende del livornese, che nella capitale francese sarà scultore, pittore, poeta e affascinante dandy.
La mostra alla Tate Modern di Londra prende il via proprio dalla stagione parigina di Modì, ovvero da quando, non potendo più scolpire la pietra a causa dei suoi polmoni cagionevoli, l’artista si getta a capofitto nella pittura e dà vita alle sue famose donne dai colli allungati (che avevano le loro più strette sorelle nelle pitture del Trecento e Quattrocento toscano e nelle sculture di Tino da Camaino), dalla pelle color dell’argilla e dagli occhi senza iridi: bianchi come la luce o neri come il mistero più profondo.
In mostra, non mancano nemmeno i ritratti di Picasso, Rivera, Cocteau, Juan Gris e Max Jacob, così come quelli delle prostitute che posavano per lui e quelli delle donne della sua vita: la bella e indomita Beatrice Hastings, scrittrice inglese e convinta suffragetta, e la dolce e affascinante Jeanne Hebuterne, giovanissima pittrice, madre della loro unica figlia, fedele compagna e modella d’eccellenza. Una grande storia d’amore quella con Jeanne che finisce in tragedia: il giorno dopo la morte di Amedeo, in cinta di nove mesi e incapace di sopportare l’assenza dell’uomo che aveva così tanto amato, Jeanne si uccide buttandosi dalla finestra. E ancora, al centro della mostra ci sono i dodici nudi che nel 1917, in occasione della sua unica mostra personale, per la loro sensualità e per l’accattivante malizia di quelle giovani donne, sono stati sequestrati per indecenza.
Chiudono il percorso i dipinti realizzati nel Sud della Francia, dove i colori si fanno più chiari e luminosi, e l’unico Autoritratto dipinto dall’artista (nel 1919): il volto come una mandorla, gli occhi vuoti, la tavolozza in mano e tra i colori abituali (ocra, marroni, grigi e neri) s’insinua un verde-muffa pericoloso. È il colore della malattia, quella che pochi mesi dopo, il 24 gennaio 1920, se lo porterà via per sempre. Infine, grazie alla tecnologia e alla realtà virtuale, è possibile entrare nell’ultimo studio del pittore e viverlo esattamente com’era in Rue de la Grand Chaumiere, a Montparnasse.