DAL 23 NOVEMBRE AL 2 APRILE 2018

Londra scopre Modigliani con più di 100 opere alla Tate

La mostra prende il via dalla stagione parigina di Modì, ovvero da quando, non potendo più scolpire la pietra a causa dei suoi polmoni cagionevoli, l’artista si getta a capofitto nella pittura e dà vita alle sue famose donne dai colli allungati

di Lorella Giudici

© ufficio-stampa

Amedeo Modigliani (1884-1920) nel 1906 lascia la sua Toscana per andare a Parigi. L’affare Dreyfus si era appena concluso, Picasso stava per dipingere Les demoiselles d’Avignon e Cézanne sarebbe morto qualche mese dopo. Montmartre, la leggendaria collina degli artisti e per anni quartier generale di Picasso (che ha lo studio al Bateau Lavoir), viveva i suoi ultimi momenti di gloria e presto sarebbe stata spodestata dalla più economica Montparnasse, il nuovo cuore della Scuola di Parigi. I locali alla moda (il Lapin Agil, il Moulin Rouge, il Moulin de la Galette, la Closerie des lilas, la Ronde, le Dôme… Modigliani li avrebbe frequentati tutti), i teatri, i caffé concert e la vita bohémien fanno da sfondo alle vicende del livornese, che nella capitale francese sarà scultore, pittore, poeta e affascinante dandy.

La mostra alla Tate Modern di Londra prende il via proprio dalla stagione parigina di Modì, ovvero da quando, non potendo più scolpire la pietra a causa dei suoi polmoni cagionevoli, l’artista si getta a capofitto nella pittura e dà vita alle sue famose donne dai colli allungati (che avevano le loro più strette sorelle nelle pitture del Trecento e Quattrocento toscano e nelle sculture di Tino da Camaino), dalla pelle color dell’argilla e dagli occhi senza iridi: bianchi come la luce o neri come il mistero più profondo.

In mostra, non mancano nemmeno i ritratti di Picasso, Rivera, Cocteau, Juan Gris e Max Jacob, così come quelli delle prostitute che posavano per lui e quelli delle donne della sua vita: la bella e indomita Beatrice Hastings, scrittrice inglese e convinta suffragetta, e la dolce e affascinante Jeanne Hebuterne, giovanissima pittrice, madre della loro unica figlia, fedele compagna e modella d’eccellenza. Una grande storia d’amore quella con Jeanne che finisce in tragedia: il giorno dopo la morte di Amedeo, in cinta di nove mesi e incapace di sopportare l’assenza dell’uomo che aveva così tanto amato, Jeanne si uccide buttandosi dalla finestra. E ancora, al centro della mostra ci sono i dodici nudi che nel 1917, in occasione della sua unica mostra personale, per la loro sensualità e per l’accattivante malizia di quelle giovani donne, sono stati sequestrati per indecenza.

Chiudono il percorso i dipinti realizzati nel Sud della Francia, dove i colori si fanno più chiari e luminosi, e l’unico Autoritratto dipinto dall’artista (nel 1919): il volto come una mandorla, gli occhi vuoti, la tavolozza in mano e tra i colori abituali (ocra, marroni, grigi e neri) s’insinua un verde-muffa pericoloso. È il colore della malattia, quella che pochi mesi dopo, il 24 gennaio 1920, se lo porterà via per sempre. Infine, grazie alla tecnologia e alla realtà virtuale, è possibile entrare nell’ultimo studio del pittore e viverlo esattamente com’era in Rue de la Grand Chaumiere, a Montparnasse.