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Quando Nintendo arriva sul cellulare

Sfruttare il mondo di smartphone e tablet senza farsi cannibalizzare? Nintendo lo fa a modo suo.

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Ranocchie che pescano in riva a un fiume, volpi dedite all’antica arte del pic-nic, felini che si credono star del grande schermo. E tutto attorno? Cuoricini, fiori, colori accesi, buoni sentimenti a secchiate e sorrisi da qui a lì. È Animal Crossing: Pocket Camp, l’ultima app di Nintendo a comparire sugli store dei dispositivi iOS ed Android, nonché manifesto di ciò che può essere, e spesso è, il videogioco secondo la storica etichetta giapponese. Nel primo giorno di presenza le cose sono andate benissimo, anzi malissimo: i server non hanno retto, le connessioni si sono fatte prima complicate e poi impossibili per una manciata di ore. Nintendo ha voluto farsi perdonare regalando bonus assortiti e stelline, l’equivalente del vil denaro nel mondo di Animal Crossing. Si è fatta trovare tecnicamente impreparata, questo è sicuro, ma vuole anche dire che il pubblico non mancava.

Da un anno e mezzo quella che un tempo era la grande firma che più di tutte aveva voluto evitare il mondo mobile, ha effettuato il suo sbarco. Con diversi prodotti, pensati per sfruttare modelli altrettanto variegati, nel palese tentativo di trovare una sua strada. Non è difficile capire da dove nascessero i dubbi di Nintendo nell’avvicinarsi a un mercato simile. Tanto per cominciare sono passati vent’anni dall’ultima volta che un gioco della ricchissima libreria di Nintendo viene pubblicato per un hardware (console casalinga o portatile che sia) che non rechi lo stesso marchio. E anche allora si trattava di un’eccezione che confermava la regola. La regola che vuole Nintendo, comprensibilmente, ultra protettiva e dedita allo sfruttamento dei suoi eroi per promuovere le proprie console e non uno smartphone altrui. L’evoluzione del mercato, che ha ristretto le quote delle console portatili, e svariati errori nella gestione di Wii U hanno suggerito a Nintendo, però, che si dovesse cambiare qualcosa.

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L’altro problema da affrontare con intelligenza e piedi di piombo è intimamente legato a quanto appena detto: come proporre qualcosa a tema Mario o Zelda senza darsi la zappa sui piedi? Senza allontanare il pubblico dal proprio hardware? O, ancora peggio, senza far percepire che nomi tanto importanti possano essere accomunati e confusi nel calderone che tutto ingurgita e poco fa risaltare degli store di Apple e di chi popola il mondo Android? Se sei Nintendo, se per te i giochi hanno sempre un loro valore che va al di là di quello puramente “tecnico”, tanto da proporre ancora Super Mario Bros., quello del 1986, a una sana manciata di Euro nella sua trasposizione su 3DS, allora infilare le mani nella zuppiera dei giochi a 0,99 centesimi diventa complicato.

Animal Crossing: Pocket Camp è un punto di arrivo interessante. All’atto pratico è in tutto e per tutto un gioco Free to Play. Di quelli che si scaricano gratuitamente e che, al loro interno, includono meccaniche per cui spendendo soldi reali si possono ottenere delle agevolazioni. In questo caso si possono ottenere istantaneamente degli elementi di arredo con cui arricchire il proprio campeggio virtuale (questo è, in soldoni, lo scopo del gioco). Diversamente può essere necessario attendere anche molte ore prima che la merce digitale venga consegnata. Naturalmente l’idea di queste microtransazioni tra giocatore e produttore, attraverso il gioco, non sono di per sé il male assoluto e sono ormai pratica comune da tempo. Rimane da vedere in che modo vengono inserite nel tessuto dell’esperienza di gioco: esagerare è questione di un attimo e infastidire il cliente può voler dire perderlo per sempre.

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Per questo, forse, Nintendo aveva scelto strade differenti in precedenza. Miitomo, la app tutta comunicazione e quiz ai propri amici con cui era avvenuto il debutto nel mondo mobile, prevedeva giusto qualche piccolo acquisto. Super Mario Run, un vero e proprio evento sia per Apple che per Nintendo, ha invece puntato all’acquisto singolo e in blocco: la prima parte di gioco è gratuita, tutto il resto prevede l’esborso di 9,99 Euro. L’esperimento ha funzionato a metà: milioni e milioni di utenti lo hanno scaricato, ma una frazione inferiore alle attese ha poi strisciato la carta di credito. Con Fire Emblem Heroes, a febbraio di quest’anno, si è tornati a una formula più semplice e simile a questa di Animal Crossing. In mezzo c’è stato il fenomeno di Pokémon Go, in realtà solo in parte collegabile a Nintendo (tutto ciò che riguarda i mostriciattoli viene gestito dalla Pokémon Company, solo in parte di proprietà di Nintendo).

È però particolarmente interessante studiare come il colosso del Giappone abbia voluto evitare di dare ai giocatori su mobile la stessa esperienza poi garantita dai giochi veri e propri sulle sue console. Super Mario Run toglie il controllo di Mario e lo rende quasi un gioco di riflessi e di ritmo. Fire Emblem Heroes annulla quasi del tutto la dimensione narrativa e appiattisce sensibilmente la profondità della serie originale… anche per questo rimane godibile come passatempo da una partita e via. Animal Crossing: Pocket Camp esalta definitivamente la dimensione da “raccoglitutto” della saga, quasi annullandone l’approccio zen e sperimentale visto sulle console Nintendo negli ultimi quindici anni.

Per il 2018 sono previste altre due o tre app dalle officine della N più famosa di questo mondo, probabilmente a partire da una rilettura della leggenda di Zelda. Ma ora che Switch ha ingranato e sta farcendo ben bene le casse, forse toccherà aspettare un po’ di più. Dopotutto non sembra esattamente un amore bruciante quello tra Nintendo e il mondo mobile, solo un matrimonio di convenienza che, comunque, ha già dato qualche frutto interessante.

In Nintendoland, Mattia "Zave" Ravanelli analizza tutti gli aspetti del mondo Nintendo.

 

 

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