Arrivata nei negozi a novembre del 2013, PS4 ha vissuto un primo periodo in cui scarseggiavano i giochi capaci di farti dire “questa console devo assolutamente averla”. Questo periodo è ufficialmente finito il 25 marzo 2015, data in cui si è reso disponibile Bloodborne, il primo vero gioco in grado di valere quasi da solo l’acquisto della console e che ancora oggi è uno dei migliori in circolazione.
Se siete videogiocatori di vecchia data, avrete sicuramente notato come, negli ultimi vent’anni, la difficoltà media dei giochi sia decisamente diminuita, a favore di approcci più morbidi e guidati. Questa tendenza non ha impedito, però, ad alcune software house, di proporre esperienze in grado di far rivivere lo straordinario senso di sfida tipico dei vecchi giochi da bar, seppur trasportandolo in una struttura contemporanea. È il caso di From Software, che con Demon’s Souls e Dark Souls ha dato vita a quello che oggi chiamiamo il genere dei soulslike, ovvero giochi di ruolo e d’azione estremamente impegnativi rispetto alla media dei giochi attuali. Bloodborne, della stessa software house, è il successore spirituale dei due titoli sopracitati, nonché uno dei soulslike più ispirati e meglio in grado di dimostrare la contorta genialità del suo creatore, Hidetaka Miyazaki.
La struttura è la stessa dei predecessori: il personaggio si controlla in terza persona, nel mondo di gioco ci si muove con calma perché ogni nemico, anche il più debole, può risultare fatale, si sale di livello raccogliendo Echi del sangue dagli avversari morti, ma li si può perdere quando si muore. Ci sono però delle grosse differenze nell’ambientazione adottata. Bloodborne abbandona il dark fantasy di Demon’s e Dark Souls e ci propone un’ambientazione in stile ottocentesco, con Yharnam, la città in cui partono le vicende, che ricorda molto da vicino la Londra vittoriana. Ma l’avventura del cacciatore di belve che interpretiamo ci porterà gradualmente verso un meraviglioso e conturbante delirio di stampo lovecraftiano.
Altre differenze emergono anche nel controllo del personaggio e nel sistema di combattimento, che per larghi versi richiama quello dei precedenti lavori di From Software, ma con qualche variazione: il cacciatore che impersoniamo è più agile di un personaggio medio di Dark Souls, non impugna scudi, non può indossare armature pesanti e non può specializzarsi in modo estremo nell’utilizzo della magia.
Bloodborne è quindi una variante sul tema Dark Souls, ma non è solo questo. È anche un gioco realizzato magistralmente in molte delle sue componenti, a cominciare da un level design strepitoso che andrebbe studiato con attenzione in qualunque scuola di game design. Vanta inoltre una direzione artistica spettacolare, in grado di mettere in scena un mondo marcio e disturbante, ma al tempo stesso affascinante, poetico e stupefacente. Inoltre, è uno dei migliori esempi di come quella che inizialmente può sembrare una difficoltà esagerata, forse eccessivamente punitiva, in realtà è solo una strada impegnativa per arrivare a soddisfazioni di altissimo livello. Al genere soulslike Bloodborne aggiunge anche la novità dei Labirinti del Calice, una serie di dungeon (molti dei quali generati proceduralmente, e quindi in numero potenzialamente infinito) da affrontare parallelamente alla trama principale, ma in essa perfettamente integrati.
Pur non essendo prodigioso dal punto di vista tecnico (il motore grafico è buono, ma non perfetto e ogni tanto la fluidità di gioco ne risente), Bloodborne è comunque splendido da vedere grazie alla già citata direzione artistica e a una straordinaria cura per i dettagli: nelle ambientazioni del gioco, così come nel design di nemici e boss, quasi niente è buttato lì a caso e tutto contribuisce invece a una coerenza stilistica sorprendente e convincente. Anche la colonna sonora è qualitativamente eccelsa, con brani in grado sia di sottolineare alla perfezione i vari momenti di gioco, sia di risultare piacevolissimi anche se ascoltati a parte.
La Game of the Year Edition del gioco comprende anche il DLC The Old Hunters, che aggiunge a Bloodborne nuove ambientazioni, nuovi nemici, nuovi boss, nuove armi e nuove situazioni disturbate da vivere. O in cui morire.
Bloodborne è, ancora oggi, uno dei migliori giochi disponibili per PS4 e, più in generale, per l’attuale generazione di console.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo recensito Bloodborne grazie a una versione promo del gioco fornita da Sony e lo stesso abbiamo fatto successivamente per il DLC The Old Hunters. A oggi abbiamo dedicato al titolo circa 170 ore di gioco, sbloccando tutti i Trofei, sia del gioco base, sia dell’espansione.
Può piacere a chi…
… ha amato Dark Souls e ne vuole una variante
… è disposto ad affrontare un gioco impegnativo
… ama le atmosfere lovecraftiane
Potrebbe deludere chi…
… è un purista di Dark Souls
… non pazienza o tempo per superare le difficoltà
… preferisce storie lineari e meno criptiche
Bloodborne è consigliato ai maggiori di 16 anni.