UN FINALE AMARO

Belluno, trova la madre biologica ma lei non vuole conoscerla

“Avrei preferito che certe cose me le avesse dette guardandomi negli occhi”, ha commentato la ragazza

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“Luisa, non ho scelto io di chiamarti così né di averti, per me sei solo la più dolorosa ferita che ho avuto a 18 anni. Tutto sognavo e tutto potevo sperare, ma non certo la violenza che ho subito e di cui tu sei simbolo”. Parole forti, parole che fanno male al cuore. Specialmente a quello di Luisa Velluti, una parrucchiera di Falcade, in provincia di Belluno, abbandonata alla nascita dalla madre biologica il 6 marzo di 29 anni fa. Da quando ha scoperto di essere stata adottata, Luisa non ha mai rinunciato alla possibilità di ritrovare la donna che l’ha messa al mondo. Ma, dopo l’appello al Gazzettino e alla trasmissione Chi l'ha visto? per ritrovarla, è arrivata la doccia fredda, tramite una lettera anonima lasciata nella buca delle lettere.

La storia - “Mamma, anch’io ero nel tuo pancione?” “No cara, eri nel pancione di un’altra donna”. E’ con questo dialogo che inizia la storia di Luisa, che da quel momento ha iniziato a cercare la madre biologica. Ci ha provato prima con il Tribunale dei minori di Venezia e poi lanciando un appello alla trasmissione Chi l’ha visto?: “Sono nata il 6 marzo 1988 all’ospedale di Montebelluna: mamma, è da tanti anni che ti cerco e non sono mai riuscita ad arrivare a te, desidero incontrarti; fatti viva, io ti aspetto”.

Mamma Lory e papà Secondo - che l’hanno adottata due mesi dopo la nascita - non le hanno mai fatto mancare nulla: “Ho avuto e ho tanto amore e attenzioni. Crescendo, però, è aumentato il desiderio pressante di conoscere le mie origini”, ha spiegato Luisa al Gazzettino. Appena la legge glielo ha permesso, a 25 anni, si è rivolta al Tribunale per conoscere il nome della mamma biologica, ma la donna non ha voluto. “L’ho presa male. Io non voglio complicarle la vita - ha spiegato Luisa - voglio solo conoscerla. Sono pronta a mantenere il segreto sulla sua identità. Se ha una famiglia e non vuole si sappia va bene lo stesso”.

E poi la lettera - Ricordo i suoi maledetti occhi azzurri” - ha scritto ancora nella lettera la madre biologica della giovane, spiegando la violenza sessuale di cui è stata vittima. Gli stessi occhi azzurri di Luisa. “Rispetta la mia privacy. Non sbandierare una storia che non c'è. Rispetta il mio dolore e la mia solitudine”, ha concluso la donna. "Avrei preferito che certe cose me le avesse dette guardandomi negli occhi", ha commentato la ragazza.