I professori a chiamata sono circa il 25% del totale

Università, docenti a contatto pagati tre euro l'ora

A Tgcom24 parla Maria Grazia Turri, docente a Torino: “Il problema è strutturale: su 1200 ore di lavoro, per legge, solo 49 sono state retribuite”

Università in crisi. Lo prova anche la testimonianza di Maria Grazia Turri, docente di Linguaggi della comunicazione aziendale a Torino che parla di "una condizione legittima. La denuncia che voglio fare è di tipo strutturale. Insegno da oltre 13 anni, sono pagata circa tre euro netti all'ora, ma la situazione non accenna a cambiare” dice a Tgcom24. Lo sconforto emerge anche dalla sua pagina Facebook dove ha pubblicato il suo contratto di lavoro stipulato con l’ateneo. Le conseguenze le pagano spesso gli studenti. "Molti di noi respingono tesisti per questioni di tempo. A me delle oltre 1200 ore di lavoro per legge ne sono state pagate solo 49". Nel computo dalla professoressa, entrano le ore di lavoro dedicate alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, alla lettura delle tesi e ai ricevimenti con gli studenti.

“I docenti a contratto – spiega Turri - sono una figura professionale introdotta con la legge Gelmini nel 2010”. Si tratta di insegnanti pensati per collaborazioni occasionali, pagati dai 25 ai 100 euro solo per ore didattiche svolte in aula. “Voglio essere chiara su questo punto. Non è un problema del nostro ateneo, ma riguarda tutte le università italiane. E' la legge che consente questo tipo di trattamento. In seguito alla drastica riduzione dei fondi, gli atenei sono stati costretti ad assumere docenti a contratto al posto di quelli di ruolo”.

E il risparmio  è ingente: “Se un docente ordinario costa in media 110 mila euro lordi all’anno, un professore a contratto viene pagato 4 mila euro. I nostri professori non sono di certo i più pagati d’Europa, ma questo divario è evidente”. Un problema che riguarda anche la distribuzione dei finanziamenti su scala nazionale, che deve essere totalmente ripensato: “Ci sono troppe poche risorse. In Europa, dopo la Grecia, siamo penultimi per numero di studenti iscritti all’Università. Invece che incentivare il diritto allo studio continuiamo a tagliare sul personale e sulle strutture”.

Ci perdono anche gli studenti - “Sapendo di essere pagati solo per le ore svolte in cattedra, molti docenti mettono un limite ai tesisti e altri dicono di non avere tempo per seguirli provocando una situazione paradossale tra gli alunni che non trovano professori per laurearsi".

Più di 20mila i professori in questa situazione: “E’ il Ministero che stabilisce i fondi da distribuire  - conclude Maria Grazia Turri – e lo fa in base alle ricerche pubblicate dei singoli atenei. "Ma neanche queste vengono pagate ai docenti a contratto: io scrivevo di notte per completare i miei studi. All’estero sono gli stessi atenei che chiamano i docenti, quelli non produttivi vengono lasciati a casa. In Italia, invece, molte volte succede l’opposto”.