E' morto nella notte Totò Riina. Malato da tempo, il boss originario di Corleone (Palermo) era ricoverato presso il reparto detenuti dell'ospedale di Parma. Il capomafia, che giovedì aveva compiuto 87 anni, era in coma da diversi giorni dopo due interventi chirurgici. Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, Riina era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa Nostra. La Cei: niente funerale pubblico.
Il corpo di Totò Riina è stato quindi messo a disposizione dell'autorità giudiziaria nell'obitorio dell'ospedale di Parma. Sabato alle 9:30 verrà eseguita l'autopsia e successivamente è prevista la visita dei familiari. La procura dovrebbe poi dare il nulla-osta alla sepoltura che avverrà nel cimitero di Corleone. Per disporre l'autopsia sulla salma del boss mafioso il pm di Parma, Umberto Ausiello, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo. Il fascicolo è a carico di ignoti.
I vescovi: "Non è pensabile un funerale pubblico" - A dire che "un funerale pubblico non è pensabile" è il portavoce della Cei don Ivan Maffeis, che sottolinea: "Ricordo la scomunica del Papa ai mafiosi, la condanna della Chiesa italiana che su questo fenomeno ha una posizione inequivocabile. La Chiesa non si sostituisce al giudizio di Dio ma non possiamo confondere le coscienze".
Ventisei ergastoli - Riina stava scontando 26 condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93, nel Continente.
E' da ricondurre a lui la scelta di lanciare un 'offensiva armata contro lo Stato nei primi Anni 90. Non ha mai avuto un cenno di pentimento. Solo tre anni fa, parlando in carcere con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. L'ultimo processo a suo carico, ancora in corso, era quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui era imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato.
Per i giudici la malattia era compatibile con il carcere - A luglio il tribunale di sorveglianza di Bologna aveva rigettato la richiesta di differimento della pena avanzata dai legali di Riina. Il "capo dei capi" di Cosa Nostra era quindi rimasto nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma in regime di 41 bis. I giudici hanno ritenuto che il boss 87enne potesse essere curato nel migliore dei modi nell'ospedale emiliano.
Solo giovedì, con il parere positivo della Procura nazionale antimafia e dell'Amministrazione penitenziaria, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva firmato il permesso di visita per i figli di Riina per fa sì che potessero stargli vicino, nella struttura sanitaria a Parma. I familiari però non sono riusciti a incontrarlo prima che morisse. Secondo indiscrezioni, la figlia minore sarebbe ancora a Corleone. Il boss aveva quattro figli: uno è detenuto e sta scontando l'ergasolo per quattro omicidi e il minore, dopo una condanna a otto anni per mafia, è sorvegliato speciale. La più piccola delle due figlie femmine vive a Corleone, la maggiore in Puglia.
La Procura di Parma ha disposto per sabato l'autopsia sulla salma perché si tratta "di un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti".