Ci aiutano a fare la spesa, tengono ordinata la casa, e ci ricordano di prendere le medicine. I robot badanti sono ormai una certezza. L’ultimo arrivato è il giapponese Paro. Simile a una foca peluche è il binomio perfetto tra nanotecnologia e design disneyano. Incrocio tra Big Hero e un animale da compagnia che è diventato – dicono dal Giappone – sempre più popolare.
L’Organizzazione mondiale della Sanità stima che dal 2050 il 22% della popolazione avrà più di 60 anni. La robotica ha accettato la sfida di trovare nuovi modi per accudire gli anziani. In futuro, i robot umanoidi avranno un ruolo sociale molto importante e diventeranno parte integrante della famiglia.
In Giappone il problema dell'assistenza è ancora più evidente. Il 26,7% della popolazione ha più di 65 anni. Trovare badanti è difficile per il basso numero di immigrati. L’aspettativa di vita è molto alta: circa di 86 anni per le donne e di 80 per gli uomini. Appuntato che si fanno sempre meno figli, il Governo ha scelto di investire nel settore incrementando i fondi destinati alla ricerca.
L’obbiettivo è quello di creare robot perfettamente autonomi, in grado di migliorare la qualità della vita. Preparare da mangiare, somministrare medicine, fare la spesa, buttare la spazzatura, ma anche rispondere a domande e tenere compagnia sono i principali compiti che dovranno svolgere queste macchine. Ma intanto c'è Paro, che colma il vuoto di solitudine degli anziano rispondendo agli stimoli verbali senza chiedere nulla in cambio.
Anche in Italia la tecnologia avanza. Da anni le principali Università sperimentano sistemi in grado di rendere più autonomi i robot come l'Istituto S’Anna di Pisa – che promette nel prossimo futuro - "sarà possibile acquistare umanoidi computerizzati a costi competitivi".