Torna, più agguerrita che mai. Sarà una Rosy Abate che riserverà mille sorprese e colpi di scena. A raccontare la serie tv in cinque puntate che arriva in prima serata su Canale 5 da domenica 12 novembre è la protagonista, Giulia Michelini. A Tgcom24 l'attrice confessa: "Rosy Abate diventa più riflessiva, ma nel suo cuore non c'è posto per nessuno se non per il figlio".
Rosy Abate dopo sette stagioni in Squadra Antimafia diventa la protagonista di una fiction, perché questa attenzione verso il personaggio?
Ha racchiuso in sé qualcosa che veniva richiesto dal pubblico, è un personaggio femminile forte e controverso e questo credo che piaccia indifferentemente a uomini e donne. E poi io ho interpretato il personaggio con maestria.
Il passato torna prepotentemente nella vita di Rosy Abate. Cosa puoi anticiparci?
Poco. Rosy capisce che non può vivere nel presente se non affronta il suo passato.. Che nelle fattezze è solo suo figlio. Per cui il grosso nodo da sciogliere sarà se questo ragazzino è morto davvero. Farà i conti con una morte non morte. Questa è la grande ambivalenza.
Rosy Abate è vendicativa e cattiva: per chi c'è posto nel suo cuore?
Anche se in questa serie non è così sanguinaria. È più riflessiva. Nel suo cuore non c'è posto per nessuno se non per questo fantasma che è suo figlio.
Dopo tanti anni è cambiato il rapporto con questo personaggio così controverso?
Dopo tanti anni è cambiato con me. Lo interpreto da quasi dieci anni. È mio il merito e il difetto di renderlo quello che è. Quindi nel corso degli anni mi sono rimodellata sulle mie corde e l'ho riadattato a quello che ero di volta in volta. Lo abbiamo esplorato insieme nel corso degli anni.
È vero che non hai una controfigura?
È vero. È altrettanto vero che la produzione spesso si incazza con me. Perché dice che faccio cose pericolose e chiamano una stuntman che però il più delle volte rimane seduta perché mi impunto e voglio fare tutto. Anche se ci sono cose che ti mettono troppo a rischio e quindi sono costretta a cedere il passo. Ma tendenzialmente cerco di fare tutto io.
Interpretando Rosy, cosa ti mette davvero in difficoltà?
Il rapporto che lei ha avuto con la morte. La gestione del senso di morte credo sia la cosa che mi è più difficile affrontare e il binomio tra sacro e profano me lo porto appresso.