Con gli esami di maturità si conclude un ciclo: quello in cui si studia ciò che vogliono gli altri. Ma, al tempo stesso, ne inizia un altro: quello in cui si può decidere cosa fare della propria vita. La maggior parte – circa 1 diplomato su 2 – prende la strada dell’università. Con un dubbio su tutti: in quale facoltà iscriversi? Che carriera tentare? Tanti i fattori che influenzano la scelta. Ma ce n’è uno, spesso sottovalutato, che può essere quello determinante: il voto di maturità. Perché analizzando i flussi delle immatricolazioni - come ha fatto il sito Skuola.net - ci si accorge che c’è un legame stretto tra rendimento scolastico e percorso di studi. Lo certifica il ministero dell’Istruzione, nel suo focus “Gli immatricolati nell’a.a. 2016/2017: il passaggio dalla scuola all’università dei diplomati nel 2016”.
Maturità: i più bravi scelgono l’area tecnica, i 'sufficienti' quella socio-economica
Sembra quasi che i neodiplomati seguano due vie che si muovono parallelamente: gli studenti più bravi vanno ad affrontare le materie più ostiche, con una predilezione per l’area tecnico-scientifica. Quelli che, al contrario, arrancano preferiscono ripiegare su corsi di laurea notoriamente più abbordabili, con l’area socio-umanistica che la fa da padrona. Con i numeri che crescono all’aumentare (o al calare, dipende dal punto d’osservazione) del punteggio. Due, in particolare, le facoltà che trasformano questa teoria in realtà; i poli opposti del ‘pianeta università’: da un lato Ingegneria, dall’altro Economia (e Statistica).
Un quarto dei ‘100 e lode’ s’iscrive a Ingegneria, un quinto dei ‘60’ a Economia o Statistica
Le mille articolazioni delle lauree ingegneristiche sono le destinazioni preferite dai ‘1oo e lode’: un quarto di loro – il 25,6% - s’iscrive proprio qui. E, più in generale, tra i ragazzi che hanno preso più di 80/100 alla maturità circa 2 su 3 sognano un futuro da ingegnere. L’area economico-statistica, invece, è il terreno in cui si muove meglio chi non è andato oltre 60 (il punteggio minimo): quasi 2 su 10 – il 18,5% - si orientano verso queste discipline. Inoltre, praticamente la metà di chi è rimasto sotto quota 80 punti all’esame di Stato prova con i corsi di quest’area.
Medicina: la facoltà dei migliori
In mezzo, una serie di facoltà che rispondono alle logiche del medesimo teorema: un diploma da incorniciare equivale molto spesso a una laurea impegnativa (anche se poi è da vedere se ci si riuscirà), uno da riporre nel cassetto probabilmente suggerirà di rivolgersi a settori meno complicati. Non è dunque un caso che, subito dietro Ingegneria, si piazzi l’area sanitaria: Medicina (e affini) attraggono quasi il 14% dei ‘lodevoli’. In questo caso bisogna anche segnalare che il voto di maturità fa una selezione ancora più stringente: tra quelli che hanno preso 100/100 (senza lode) il dato già crolla al 9%. Figurarsi tra chi non è andato oltre la sufficienza: e, in effetti, sono solo il 4,7%.
Matematica, Fisica, Chimica e Farmaceutica tra le preferite dei ‘centenari’
Tra le altre facoltà care ai primi delle classe troviamo tutte quelle che in qualche modo rientrano nell’area scientifica (soprattutto matematica e fisica): l’11,6% dei ‘cento e lode’ sceglie una di queste discipline (tra i 60 il dato è di appena il 4,4%). Discorso simile per l’area chimico-farmaceutica: i sufficienti che si sono iscritti ai suoi corsi nel 2016 sono stati il 3,3%, i ‘centenari’ quasi il doppio (6,4%). Seguono Economia e Statistica che, essendo facoltà molto frequentate, hanno attratto anche il 9,4% dei più bravi alle superiori (ma il dato, rispetto ai meno studiosi, si dimezza). Da segnalare anche Geologia e Biologia: sebbene i numeri delle immatricolazioni non siano altissimi, ben l’8% di chi alla maturità ha ottenuto un voto tra il 90 e il 100 prende questa strada.
Chi arranca alle superiori si orienta verso le Scienze sociali e giuridiche
Invertendo la prospettiva e guardando a chi è uscito da scuola con un punteggio appena sufficiente, in cima alla lista delle preferenze (dopo l’area economico-statistica) troviamo quasi esclusivamente materie umanistiche. Il secondo posto è ad appannaggio dell’area politico-sociale (Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione, ecc.): tra i ‘60’, il 13% si è immatricolato in una di queste facoltà. Tra loro e i più capaci negli studi c’è un abisso: solo il 2,6% dei ‘cento e lode’ punta su tali discipline. Scenario non troppo diverso a Giurisprudenza: tra i suoi banchi siede il 9,3% dei ‘sufficienti’, appena il 6,3% dei ‘centenari’. Mentre nel caso di Ingegneria (quarta facoltà in ordine di preferenza per i meno studiosi), sebbene l’8,9% di iscritti possa sembrare un buon dato, impallidisce di fronte al numero d’immatricolati dalla carriera scolastica impeccabile (sono, come abbiamo visto, addirittura il triplo).
Lettere e Lingue: ecco i corsi di laurea che non fanno distinzioni Infine, un capitolo a parte, meritano quelle facoltà trasversali; discipline che riescono a convincere più o meno tutti allo stesso modo. Le immatricolazioni ai corsi di Lettere oscillano tra il 6,2% e il 6,6%, senza che il voto di maturità influisca più di tanto. Così come per Lingue, dove si passa dal 5,2% dei ‘60’ al 5,3% dei ‘100 e lode’ (con un curioso picco d’iscrizioni tra chi ha preso voti medio-alti all’esame: nella forbice 80-100 si supera quota 8%).
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