La fine degli Anni Cinquanta segna la conquista dello spazio da parte dell'Unione sovietica. Il piano delle autorità russe, esaltate dal successo dello Sputnik 1, era quello di lanciare in orbita un altro satellite con a bordo un essere vivente entro il 7 novembre, in occasione del 40esimo anniversario della Rivoluzione d'ottobre. Per la missione fu scelta una cagnolina di tre anni passata alla storia col nome di Laika. Il 3 novembre fu spedita nello spazio a bordo dello Sputnik 2. Il suo destino non fu però felice: morì in orbita dopo pochi. giorni.
Prima del lancio, Laika fu sottoposta a un addestramento durissimo, che suscitò accese proteste da parte degli animalisti. Il vero nome della cagnolina, un incrocio tra Husky e Terrier, era Kudrjavka. Non apparteneva a nessuno, era un randagio trovato per le strade di Mosca. In ambito anglosassone, viene talvolta identificata con "Muttnik" (da "mutt", cioè "bastardino", e dal nome della capsula Sputnik). La sua breve storia di cosmonauta è legata a quella di altri due cani, Albina e Muschka.
Gli esperimenti - L'impiego delle altre due cagnoline nasceva da un'esigenza precisa: all'epoca l'Unione sovietica non aveva alcuna esperienza nell'inviare esseri viventi nello spazio. Occorreva dunque raccogliere dati sui modi con cui il corpo si comportasse per lunghi periodi in situazioni di assenza di gravità, verificando le possibilità di sopravvivenza. Albina fu la prima a sperimentare un volo suborbitale e, in caso di necessità, sarebbe stata utlizzata come sostituta di Laika, mentre Mushka fu selezionata per testare i sistemi vitali della capsula.
Il lancio - Alle 2:30 del 3 novembre 1957, venne lanciato dal Cosmodromo di Bajkonur il razzo con a bordo Laika. Secondo la versione sovietica ufficiale, il satellite inviò segnali di vita per circa sette ore. Il satellite rientrò in atmosfera cinque mesi più tardi, il 14 aprile 1958, dopo aver compiuto 2.570 giri intorno alla Terra. Durante il rientro andò completamente distrutto.
La vicenda del primo cane a viaggiare nel cosmo rappresentò uno spartiacque nella storia dei viaggi spaziali e ispirò numerosi artisti e scienziati: dal gruppo rock finlandese che nel 1987 decise di chiamarsi Laika & The Cosmonauts al romanzo grafico Laika pubblicato nel 2008 da Nick Abadzis, passando per la decisione di Mosca di dedicare all'animale una targa, francobolli e perfino prodotti come sigarette e cioccolato.
La (all'epoca presunta) morte di Laika scatenò una serie di azioni di protesta nei confronti delle ambasciate sovietiche di tutto il mondo, portando alla ribalta, per la prima volta in maniera compiuta e decisa, la discussione sull'utilizzo di animali per scopi scientifici.
Una critica al sacrificio dell'animale venne anche dalla penna dello scrittore Dino Buzzati: "Di cani ne ho conosciuti tanti, miei e non miei, grandi piccoli, vecchi, giovani e non uno manifestò mai qualcosa che possa lontanamente somigliare all'interesse scientifico. Fedeltà, altruismo, disinteresse, bontà, pazienza, tenacia, coraggio, puntualità, disciplina, gratitudine, tutte queste virtù, che noi pratichiamo così di rado, il cane le possiede interamente. Ma amore per la scienza proprio no. Immaginare, che il tremendo compito assegnatole inorgoglisse ed esaltasse Laika, è sinonimo di assurdo".