Era il 1962 quando l’antieroe più famoso del fumetto italiano venne alla luce. Un uomo spietato, persino assassino, un rude criminale con il volto coperto e lo sguardo di ghiaccio. Inevitabile lo scalpore in anni in cui il fumetto era principalmente pensato come una cosa per bambini. Eppure la sua autrice, Angela Giussani, non ebbe paura di dare a modo suo la scossa alle menti dei giovani italiani degli anni sessanta. Angela e il suo Diabolik furono all’avanguardia. Dopo un primo fallimento con le avventure di un pugile, “Big Ben Bolt”, la giovane donna cercava qualcosa di più incisivo.
Ispirandosi per il nome a un fatto di cronaca (un assassino, nel 1958, sfidò la questura mandando una lettera con indizi cifrati e una firma: Diabolich), lancia una testata che presenta violenza esplicita e uno spirito noir. Non tutta l’Italia era pronta. Addirittura finirà in tribunale per averne regalate copie a scopo promozionale nelle scuole. Ma verrà assolta (a quanto pare i messaggi non erano così negativi) e, affiancato al protagonista una controparte femminile carismatica come se ne vedono di rado, il successo arrivò. E, dopo 55 anni e più di 800 numeri, ancora sembra inarrestabile
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