Livorno, 91enne lasciato 26 ore su una barella del pronto soccorso
La denuncia del figlio: “La sanità, durante quella giornata, ha tolto la dignità a mio padre”
Ventisei ore su una barella del pronto soccorso, in attesa di essere ricoverato. Dalle 15.45 del sabato alle 18 del giorno successivo. È quanto accaduto a Livorno. Vittima di questo ennesimo caso di malasanità è il 91enne Fosco Orsini. All’anziano - arrivato al pronto soccorso in ambulanza - era stato assegnato un codice giallo. Una situazione di media gravità, dunque. La denuncia arriva proprio dal figlio dell’uomo: “La sanità, durante quella giornata, ha tolto la dignità a mio padre”, ha dichiarato. Lo riporta Il Tirreno.
L’anziano ha un quadro clinico molto complesso che, circa un mese fa, si è aggravato in seguito a una caduta in casa. Per questo
il figlio Marco, dopo che nell’anziano sono comparsi nuovamente problemi respiratori, ha chiamato immediatamente l’ambulanza. “
Tutto è iniziato intorno alle 15 di sabato 14 ottobre - ha raccontato il ragazzo al
Tirreno - Abbiamo chiamato l’ambulanza e poco dopo sono arrivati i soccorsi”. Poi l’incubo. Data la diagnosi (scompenso cardiaco congestizio e bronchite acuta in paziente da fibrillazione atriale permanente in portatore di pacemaker, ematoma subdurale post traumatico da recente trauma cranico), i familiari si aspettavano che il loro caro venisse ricoverato subito dopo gli accertamenti. E, invece,
da quel momento sono passate 26 ore.
“Le mie richieste sono state incessanti. Poco dopo la mezzanotte quando mi è stato risposto per l’ennesima volta che non c’era un posto letto, ho perso anche la pazienza, devo essere sincero: mi si è chiusa la vena - ha raccontato Marco - E di questo mi scuso, sia con il medico che era di turno che con gli infermieri. Anche perché è il sistema sanitario che sta implodendo, altro che snello e funzionale. Durante la notte che ho trascorso in pronto soccorso ho visto altre persone lasciate per ore su un barella. E soprattutto
mi sono reso conto di come bastino tre codici rossi in contemporanea per mandare in tilt il sistema”.
“L’amarezza che mi è rimasta - ha concluso il ragazzo - è grandissima. Soprattutto perché
in quelle ventisei ore ho avuto la certezza di come un cittadino che paga le tasse venga trattato con poca dignità”.
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