Invece di restare a gestire l'azienda di famiglia, una drogheria-pasticceria di paese, è diventato giornalista; poi è stato eletto sindaco di Girona, e ora è l'uomo che ha portato la Catalogna alla dichiarazione d'indipendenza. Il 54enne Carles Puigdemont, secondo di otto fratelli, ha ereditato il nome dal nonno, Carles Casamajo, combattente della guerra civile spagnola ed è diventato presidente due anni fa per caso.
Il leader del fronte indipendentista, infatti, era il presidente uscente Artur Mas, ma il veto dei radicali della Cup impedì la sua rielezione. Così, poco prima che scadessero i termini e scattasse la convocazione di nuove elezioni, Mas fece il nome del sindaco di Girona, bastione del secessionismo catalano. Da allora "El Puidgi", come lo chiamavano da piccolo nel suo paese (Amer, 2.300 abitanti) ha sostituito Mas.
E da presidente è riuscito a far tornare in auge il desiderio indipendentista, facendo approvare dal parlamento di Barcellona le leggi per il referendum e infine per la dichiarazione arrivata il 27 ottobre.
La giustizia spagnola lo ha denunciato per disobbedienza, abuso di potere e presunte malversazioni, come tutto il suo governo. Ma Puigdemont non ha desistito, pur non escludendo di essere arrestato e di finire in cella, magari per 30 anni con l'accusa di "ribellione". "Non mi piacerebbe - ha ammesso qualche tempo fa - ma se capiterà vi faremo fronte". Con lui rischia le manette anche il vicepresidente Oriol Junqueras, suo stretto alleato nella guerra con Madrid per l'indipendenza e uomo forte del governo di Barcellona.
Chi conosce Puigdemont dalla gioventù racconta che è sempre stato indipendentista, anche quando in Catalogna nessuno ne parlava. E ora tutta la regione è schierata con il suo "President". Che parla cinque lingue: catalano, spagnolo, inglese, francese e romeno. Quest'ultima l'ha imparata dalla moglie, Marcela Topor, giornalista romena, sposata nel 2000. Insieme hanno avuto due figlie: Magalì e Maria.