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Concessi i domiciliari a Fabrizio Corona, l'ex manager dei fotografi esce dal carcere

Il 47enne era detenuto nel penitenziario di Monza, dove era stato portato dopo aver trascorso alcuni giorni in ospedale nel reparto di psichiatria

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Fabrizio Corona lascia il carcere e torna a casa. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha, infatti, concesso all'ex manager dei fotografi la detenzione domiciliare, accogliendo la richiesta dei suoi legali. I giudici hanno sospeso l'esecutività del provvedimento con cui, nelle scorse settimane, era stato revocato il differimento pena concesso a Corona nel dicembre 2019 per permettergli di curarsi dalla sua patologia psichiatrica.

"Se resta il carcere, c'è il pericolo che Fabrizio si ammazzi - ha spiegato l'avvocato Ivano Chiesa -. Corona era tornato in carcere sulla base di un provvedimento immotivato che non ha tenuto le valutazioni dei medici sulle condizioni di salute".

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano l'11 marzo aveva revocato, per una serie di violazioni delle prescrizioni, il differimento pena in detenzione domiciliare che era stato concesso nel dicembre 2019 a Corona per una patologia psichiatrica di cui soffre. Decisione che era stata duramente contestata sia dall'manager dei fotografi, che si era ferito a un braccio, aveva rotto il vetro di un'ambulanza ed era finito in ospedale in psichiatria per oltre 10 giorni, sia dalla sua difesa. Tra l'altro Corona per giorni, prima in ospedale e poi in carcere, ha portato avanti uno sciopero della fame.

Ora i giudici, però, spiegano che il provvedimento di marzo non è adeguatamente motivato e per questo hanno deciso di sospendere lo stop al differimento pena in attesa che sul merito si pronunci la Cassazione. Nel nuovo provvedimento, a quanto risulta, i giudici fanno riferimento anche ai gesti autolesionistici messi in atto dall'ex manager dei fotografi nelle ultime settimane, oltre che alle relazioni degli esperti già agli atti e che avevano messo in luce la necessità che Corona proseguisse nel percorso di cure fuori dal carcere.

La Sorveglianza, inoltre, fa notare che non era stata valutata la richiesta della difesa di una perizia sulla compatibilità di Corona con la detenzione in carcere. E sempre i giudici chiariscono, in sostanza, che le esigenze di tutela della salute devono prevalere nella fase di esecuzione della pena.

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