Maso assolto dalle accuse di minacce alle sorelle: "Era solo molto agitato"
In due diverse telefonate aveva detto: "Faccio quello che dovevo finire nel 1991... Faccio il lavoro che so fare meglio e poi mi ammazzo".
Pietro Maso ancora protagonista delle cronache giudiziarie: il Tribunale di Milano lo assolto dall'accusa di minacce gravi alle due sorelle. Scarcerato nel 2013 dopo aver scontato una condanna a 30 anni per il duplice omicidio dei genitori, Maso era finito ancora sotto inchiesta per aver detto: "Faccio quello che dovevo finire nel 1991... Faccio il lavoro che so fare meglio e poi mi ammazzo".
La frase pronunciata in due diverse telefonate fatte alla ex moglie e al consigliere spirituale, secondo gli investigatori era rivolta alle sorelle così il pm aveva chiesto il giudizio immediato ed era stato emesso un foglio di via dalla città di Milano della durata di tre anni.
Adesso però, il giudice Guido Salvini ha assolto il 46enne dall'accusa di minacce gravi perché "il fatto non costituisce reato". Nei giorni delle contestate telefonate dell'1 marzo 2016, l'imputato - si legge nelle motivazioni - "si trovava in una situazione psicologica alterata che certamente può averlo portato a esprimere minacce che tuttavia non corrispondevano a un effettivo progetto".
Aiutato da tre amici, il 17 aprile del 1991 Maso uccise i due genitori a colpi di spranga a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, per ottenere prima la sua parte di eredità
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