Nessuna sospensione della tassa sugli affitti a breve termine. Il Tar del Lazio ha infatti respinto con ordinanza le richieste cautelari presentate in proposito da Airbnb Ireland Unlimited Company e da Airbnb Payments Uk Limited. Il tribunale amministrativo si è tuttavia riservato di approfondire "alcune questioni di rilevanza anche comunitaria".
La posizione del Tar - Il tribunale amministrativo ha stabilito che le misure in contestazione "non si palesano discriminatorie laddove esse ragionevolmente si applicano, per la parte relativa agli obblighi di versamento, solo agli intermediari che intervengono nel pagamento del canone di locazione". Inoltre, sul piano della comparazione tra i diversi interessi pubblici e privati coinvolti, conclude il Tar, "appare comunque prevalente l'interesse pubblico al mantenimento degli effetti del provvedimento in esame, al quale peraltro gli altri operatori del mercato si sono già adeguati".
Le caratteristiche dei contratti - Secondo quanto previsto dal Decreto legge 50 del 2017, ai redditi che derivano dai contratti di locazione breve, stipulati dal 1° giugno 2017, può applicarsi, su opzione del locatore, il regime della cedolare secca con l’aliquota del 21%. Sono considerate locazioni brevi quelle di durata inferiore a 30 giorni, anche per finalità turistiche. Il termine deve essere considerato in relazione a ogni singolo contratto, anche nel caso di più contratti stipulati nell'anno dalle stesse parti. Le nuove norme si applicano esclusivamente ai contratti stipulati tra persone fisiche che agiscono al di fuori dell’attività di impresa.
La risposta di Airbnb - "Per quanto riguarda l'istanza cautelare, riteniamo di dover valutare, a nostra tutela e in ragione dei motivi di urgenza, l'opportunità di portare il caso all'attenzione del Consiglio di Stato". Lo precisa in una nota Airbnb in relazione alla pronuncia odierna del Tar del Lazio in merito al proprio ricorso. "Pur non concedendo la sospensiva, il Tar ha riconosciuto l'esistenza di aspetti ritenuti degni di ampia riflessione in sede di merito" scrive ancora il portale. "La materia oggetto del ricorso - spiega Airbnb - è molto complessa, non solo per la normativa applicabile ma anche per la comprensione e definizione del mercato di riferimento, aspetto fondamentale per l'accertamento dei profili di discriminazione. Quelli degli intermediari e delle piattaforme sono due mercati ben distinti: dopo la decisione di abbandonare pagamenti tracciabili, digitali e trasparenti da parte di altre piattaforme siamo gli unici soggetti online colpiti dalla norma". "Come precisato con forza al momento della presentazione di questo ricorso - conclude - i nostri sforzi sono tutti concentrati al tavolo del Mef e nel collaborare con il vice ministro Casero secondo una soluzione che crediamo sia sostenuta da quasi tutti gli operatori interessati e possa portare questo mercato verso più digitale e trasparenza".
Property Managers Italia: "Pronti a supportare i portali" - "Siamo pronti a supportare i portali da un punto di vista tecnico/legale/fiscale/tecnologico purché vi sia la volontà da parte di tutti i players a collaborare per valorizzare al massimo le nuove norme e creare un mercato davvero concorrenziale che faccia decollare una volta per tutte lo short term rental in Italia, vero volano dell'economia italiana”. Così Stefano Bettanin, CEO di Rentopolis e presidente di Property Managers Italia, associazione nazionale di categoria che rappresenta gli imprenditori che operano in maniera professionale nel campo delle locazioni brevi e protagonista dei tavoli di lavoro tutt'ora aperti sul nuovo regime fiscale delle locazioni brevi presso il ministero dell'Economia e delle Finanze e l'Agenzia delle Entrate. "In queste settimane in cui si parla di ulteriori modifiche che potrebbero arrivare con la Finanziaria, è necessario sedersi attorno ad un tavolo anche con tutti i portali - continua Bettanin - per capire le implicazioni delle nuove norme a cui tutti devono attenersi, non solo Airbnb, visto che la legge è e deve essere uguale per tutti".