Un giudice federale della Hawaii ha bloccato l'ultima versione del "travel ban" del presidente americano Donald Trump poche ore prima che entrasse in vigore. Il bando, annunciato lo scorso mese, riguarda cittadini di Iran, Libia, Siria, Yemen, Somalia, Ciad e Corea del Nord, oltre a funzionari governativi venezuelani.
Secondo il giudice, l'ordine esecutivo di Trump crea discriminazioni sulla base della nazionalità. Il provvedimento sarebbe dovuto entrare in vigore alla mezzanotte ora di Washington (le 6 in Italia). E' stata così accolta la richiesta delle Hawaii, secondo cui il nuovo bando è la continuazione della "promessa di Donald Trump di escludere i musulmani dagli Usa".
Nel nuovo travel ban ci sono alcune importanti differenze rispetto ai muslim ban pubblicati in precedenza da Trump. In primo luogo non si tratta di divieti temporanei, come i precedenti che avevano una durata di 90 giorni, ma di un blocco agli ingressi senza limiti temporali: tuttavia i singoli Paesi possono eliminare il bando rispettando una serie di richieste sulla sicurezza stabilite dal governo americano, si legge in una nota diffusa dalla Casa Bianca.
Ogni divieto ha restrizioni e linee guida specifiche per ogni singolo Stato: ad esempio l'Iran potrà continuare a mandare i propri cittadini a studiare in America, anche se saranno sottoposti a controlli più approfonditi prima di entrare in Usa. I somali invece potranno viaggiare in Usa (con controlli molto severi in entrata) mentre non potranno più emigrare e quindi richiedere un visto di lavoro o di studio, ma solo di viaggio.
Casa Bianca: lo stop è "pericolosamente errato" - La decisione del giudice delle Hawaii sul "travel ban" è "pericolosamente errata". Così la Casa Bianca commentando lo stop giudiziario all'ordine esecutivo di Trump. "Queste restrizioni sono vitali per garantire che le nazioni straniere rispettino gli standard di sicurezza minimi per l'integrità del nostro sistema e la sicurezza della nostra nazione", si legge in una nota. Il dipartimento di Stato, inoltre, ha dichiarato che ricorrerà "velocemente" contro la sentenza.