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Pesaro, "vietato fotografare i migranti": è bufera sulla circolare del prefetto

Il documento, che doveva rimanere a uso interno, è finito sui giornali, innescando la polemica dei residenti che chiedono meno accoglienza per i profughi

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E' polemica a Pesaro per una circolare del prefetto Luigi Pizzi che invita le forze di polizia a disporre servizi di vigilanza per prevenire e reprimere "possibili confronti verbali e fisici fra residenti e migranti dei centri di accoglienza", evitando che i residenti, "privi di qualsiasi legittimazione", si permettano di fotografare i migranti, o di chiedere a quelli visti in foto sui giornali "la loro generalità e provenienza". Il provvedimento, che doveva rimanere riservato ma che è stato pubblicato su Il Resto del Carlino, arriva dopo la diffusione online di un'immagine di un profugo che fruga nella spazzatura.

A polemizzare per primi sulla decisione i residenti dei quartieri pesaresi di Borgo Santa Maria e Pozzo Alto, che lamentano da mesi la presenza di "troppi profughi". "Io ho il dovere - ha spiegato il prefetto Pizzi all' Ansa - di tutelare l'ordine pubblico, dando disposizioni alle forze di polizia. Se il singolo cittadino nota persone o comportamenti che ritiene possano rappresentare un pericolo per la sicurezza è tenuto a chiamare il 112 o il 113, non a intervenire direttamente, perché non ha la legittimità a farlo".

Pizzi era presidente della Commissione straordinaria del comune di Gioia Tauro, in Calabria, all'epoca della rivolta di Rosarno, nel 2010: "Tutto nacque - ricorda - da un colpo di fucile a pallini esploso contro un immigrato. Un gesto che provocò una reazione collettiva". Alcuni osservatori eccepiscono che fotografare una persona in un luogo pubblico non è reato e neppure chiedere il nome a qualcuno, ma per Pizzi si tratta di "interpretazioni del diritto su cui valuterà eventualmente la magistratura".

I residenti di Borgo Santa Maria, intanto, chiedono di ridurre la quota di profughi nel quartiere rispetto ai 95 attuali. E il 18 ottobre in Prefettura si firmano altri tre protocolli (14 sono già operativi), per dare ai migranti la possibilità di lavorare come volontari nella manutenzione del verde nei comuni della provincia.

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