Cesare Battisti ha "rotto il rapporto di fiducia" con il Brasile. Lo ha detto il ministro della Giustizia del Paese sudamericano Torquato Jardim a Bbc Brasil. "Ha cercato di uscire dal Paese senza una ragione precisa - ha spiegato -, raccontando che stava andando a comprare materiale da pesca. Ma ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito e stava lasciando lo Stato, con denaro oltre il limite consentito, senza un motivo apparente".
Parole accolte con apprezzamento dal ministro Andrea Orlando, che le ritiene un mutamento di prospettiva che è stato possibile grazie alla riapertura dei canali della cooperazione Italia-Brasile in materia di giustizia, su basi di reciproca fiducia. Orlando auspica che la vicenda si evolva in maniera coerente con queste premesse, avendo effettuato il ministero della giustizia italiano tutti gli adempimenti necessari.
Intanto il terrorista, da anni rifugiato in Sud America dopo la condanna all'ergastolo in Italia, invita addirittura il presidente Michel Temer a compiere "un grande atto di giustizia e umanità nei miei confronti". E dice al giornale "Folha de san Paulo": "Ha una grande occasione, vorrei che prendesse coscienza profonda della situazione, anche perché ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità verso di me e lasciarmi qui in Brasile".
Battisti lancia poi un atto d'accusa contro l'Italia dicendo che è un "Paese arrogante". A Roma, continua, "sono convinti che sia un compito per loro facile portarmi via" da qui. L'atteggiamento ialiano "nei miei confronti", aggiunge, è un'espressione di "orgoglio e vanità".
Il terrorista è convinto che ci siano "varie ragioni" dietro la volontà di riaverlo in patria. "Soprattutto nei 15 anni che ho vissuto in Francia, ho approfittato di ogni intervista per denunciare ciò che stava accadendo in Italia. Persone arrestate e scomparse, uccise dalla polizia, suicidi sospetti, la mafia al potere. Io stavo dando fastidio e così hanno creato un mostro, spargendo menzogne e mescolando il tutto con una cosa seria, che è stata la mia partecipazione alla lotta armata, che non nego".
E ancora: "La mia arma per difendermi non è la fuga. Mi trovo dal lato della ragione, ho tutto dalla mia parte. Sono in prescrizione dal 2013 e non si può tornare indietro dopo cinque anni", ha concluso riferendosi alla decisione dell'ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, di concedergli asilo politico nel 2010.
Il sindaco di San Paolo: "E' un criminale, va estradato" - A spingere verso l'estradizione è il sindaco di San Paolo, ospite a Miano. "Adesso abbiamo un governo veramente democratico in Brasile - ha detto Joao Doria dopo aver incontrato il primo cittadino del capoluogo lombardo Giuseppe Sala - e non possiamo dare protezione a un criminale. L'estradizione deve essere fatta".