Rendere esecutiva la sentenza Thyssen: questa la richiesta rivolta alla Germania dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a dieci anni dal rogo divampato nelle acciaierie torinesi e costato la vita a sette operai. "Vogliamo che vengano rispettate le condanne" per i dirigenti della ThyssenKrupp Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, ritenuti responsabili dell'incidente del 6 dicembre 2007 nello stabilimento di corso Regina Margherita.
Il processo in Italia si è chiuso il 13 maggio 2016: sei ex dirigenti della società sono stati ritenuti colpevoli con sentenze confermate anche dalla Cassazione. I quattro italiani stanno scontando la pena in carcere, mentre per i due tedeschi la procedura è differente.
Il caso dei due manager tedeschi - Harald Espenhahn, condannato a nove anni di reclusione, e Gerald Priegnitz, condannato a sei anni, sono tornati in Germania. In base ai trattati internazionali, gli imputati hanno il diritto di scontare la pena nel proprio Paese. E' necessario, però, che l'autorità giudiziaria locale apra un apposito procedimento per recepire la sentenza italiana. Cosa che per i due dirigenti, a quanto pare, non è ancora avvenuta.
I familiari: "Una ferita che non si rimargina" - Ma oltre alla vicenda giudiziaria, c'è anche quella umana. Quella che per Graziella Rodinò, mamma di Rosario, una delle vittime del rogo, è "una ferita che non si rimargina". "Ogni giorno vado a salutare mio figlio al cimitero: aveva solo 26 anni quando è morto. Ogni giorno spero che venga fatta giustizia e che i responsabili finiscano in carcere". E si dice soddisfatta dall'appello lanciato dal ministro Orlando: "Ha accolto la nostra richiesta. Ora però bisogna aspettare la risposta dei tedeschi. Queste persone devono pagare".
E giustizia ha chiesto anche Antonio Boccuzzi, parlamentare del Pd, unico superstite di quella tragica notte. "Eseguire la sentenza anche in Germania è un atto dovuto", ha sentenziato. "È una vergogna che i due manager tedeschi siano ancora in libertà. È una vergogna e un'ingiustizia anche nei confronti dello Stato italiano. La condanna dev'essere eseguita nei confronti di tutti, anche di chi finora è riuscito a farla franca".