La fame uccide tre milioni di bambini all’anno. Secondo un report rilasciato da Save The Children in occasione della campagna "Fino all'ultimo bambino", la malnutrizione provoca quasi la metà (45%) delle morti infantili a livello globale. E sono in tutto sei milioni i piccoli che perdono la vita, per cause facilmente prevenibili, prima di aver compiuto i cinque anni. Un’emergenza aggravata dai cambiamenti climatici e dai conflitti armati.
Non solo povertà - Cinquantadue milioni di minori stanno soffrendo per la carenza improvvisa di cibo. Per altri, invece, si tratta di un problema ricorrente: 155 milioni di bambini sono malnutriti cronici e rischiano gravi ripercussioni sul loro sviluppo fisico e cognitivo. La causa principale della scarsità di alimenti è di tipo economico (nei Paesi a medio e basso reddito, due minori su cinque vivono in stato di povertà), ma a ripercuotersi sull'alimentazione dei più piccoli ci sono anche i cambiamenti climatici e le guerre: nel Corno d'Africa sette milioni di bambini stanno subendo le conseguenze del fenomeno "El Niño"; nel 2016 i conflitti hanno provocato la fuga di 65,6 milioni di persone e ridotto alla fame 122 milioni di minori; 122 milioni di bambini affetti da malnutrizione cronica vivono in zone coinvolte in scontri armati.
Asia e Africa i continenti più colpiti - Dei 155 milioni di bambini che soffrono di malnutrizione cronica (uno su quattro sotto i cinque anni), più della metà si trova in Asia (oltre 61 milioni), e il 30% in Africa. Cinquantadue milioni di bambini (1 su 12) sono invece colpiti da malnutrizione acuta, di cui più della metà in Asia meridionale. Tra i Paesi che riportano i tassi peggiori troviamo l’Eritrea - dove è malnutrito un bambino sotto i cinque anni su due - e l’India, dove l'incidenza tocca quasi il 48%. Persino i Paesi ad alto reddito, più spesso colpiti dal fenomeno dell'obesità infantile, ospitano 1,6 milioni di minorenni malnutriti. Buone notizie giungono invece dall’incremento, a livello globale, della pratica dell’allattamento al seno, che garantisce ai neonati sei possibilità in più di sopravvivere nei primi mesi di vita: dal 36% di bambini di età inferiore ai sei mesi allattati esclusivamente al seno nel 2005, si è passati al 43% nel 2016, con aumenti consistenti soprattutto in Asia meridionale (59%) e Africa orientale (75%).
#Finoallultimobambino, #malnutrizione indebolisce sistema immunitario dei bambini,esponendoli a infezioni e malattie https://t.co/0gtDOP5aG2
— Save the Children IT (@SaveChildrenIT) 12 ottobre 2017
Una sfida per il futuro - "È semplicemente inaccettabile che ancora così tanti bambini perdano la vita perché colpiti dalla malnutrizione, un killer silenzioso, ma prevenibile, che trae ancora più forza proprio attraverso il circolo vizioso della povertà, dei conflitti e dei cambiamenti climatici", ha commentato il presidente di Save the Children, Claudio Tesauso. "Per quelli che sopravvivono, la malnutrizione rappresenta una condanna per tutta la vita, perché può danneggiare il loro sviluppo cognitivo e avere ripercussioni devastanti sul loro futuro e sulle opportunità di vita da adulti". Uno scenario preoccupante, che dimostra quanto sia importante congiungere gli sforzi per risolvere il problema della fame nel mondo. "Dal 1990 ad oggi sono stati compiuti importanti passi in avanti, riducendo da 254 a 155 milioni il numero di bambini cronicamente malnutriti, ha ricordato il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri. "Nonostante ciò, il mondo è ancora ben lontano dal raggiungere gli obiettivi globali, quali la riduzione del 40% dei casi entro il 2025 e l’eliminazione di tutte le forme di malnutrizione entro il 2030. Noi continueremo a fare di tutto perché nessun bambino venga più lasciato indietro e affinché a tutti, nessuno escluso, venga restituita la possibilità di beneficiare delle sostanze nutritive di cui hanno bisogno, crescere sani, andare a scuola, formarsi e guardare al futuro con speranza".