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Gli Stati Uniti e Israele lasciano l'Unesco dopo l'ingresso della Palestina

La numero uno dell'organizzazione Irina Bokova esprime "rammarico" e Washington chiede di poter stabilire una missione permanente da "osservatore" nell'agenzia Onu

ansa

Gli Stati Uniti e Israele hanno deciso di abbandonare l'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza e la cultura. La mossa dei due Paesi arriva dopo le recenti tensioni seguite all'ingresso della Palestina. Il numero uno dell'Unesco, Irina Bokova, ha espresso "profondo rammarico" dicendo che "è una perdita per l'Unesco e per l'Onu. Ma andremo avanti per un 21esimo secolo più giusto e più equo".

Usa: "Fuori da fine 2018, poi osservatori" - La decisione degli Usa di ritirarsi entrerà in vigore il 31 dicembre 2018, ha fatto sapere il dipartimento di Stato americano, aggiungendo che gli Usa intendono diventare poi un osservatore permanente della missione per "contribuire alle visioni, alle prospettive e alle competenze americane su alcune delle importanti questioni affrontate dall'organizzazione stessa, inclusa la tutela del patrimonio dell'umanità, la difesa della libertà di stampa e la promozione della collaborazione scientifica e dell'educazione". Per il Cremlino il ritiro degli Usa è una "triste notizia".

L'addio per una "tendenza anti-Israele" - Tra i motivi che hanno condotto gli Stati Uniti a questo passo, gli Usa parlano della necessità di una riforma e di una presunta "tendenza anti-Israele" dell'agenzia. La portavoce del dipartimento di Stato americano, Heather Nauert, scrive: "Questa decisione non è stata presa alla leggera e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per i crescenti ritardi nei pagamenti nell'Unesco, la necessità di una riforma fondamentale nell'organizzazione e la tendenza anti-Israele".

Il governo degli Usa ha poi espresso a Irina Bokova il desiderio di continuare a collaborare come Stato osservatore e di "contribuire con opinioni, prospettive e conoscenze specializzate" su questioni come "la protezione del patrimonio mondiale, sostenendo la libertà di stampa e promuovendo la collaborazione scientifica e l'educazione".

Israele: "All'Onu ora inizia una nuova era" - In una nota il ministero degli Esteri israelinao ha fatto sapere che il capo del governo, Benjamin Netanyahu, "ha dato disposizione al ministero degli Esteri di preparare l'uscita di Israele dall'Unesco parallelamente agli Stati Uniti". La decisione americana dimostra che c'è "un prezzo da pagare per la discriminazione contro Israele". Lo ha affermato l'ambasciatore dello Stato ebraico alle Nazioni Unite, Danny Danon.

In un comunicato l'ambasciatore ha affermato che la decisione celebra "una nuova era" all'Onu. "La decisione del presidente Trump - ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu - è coraggiosa e morale, perché l'Unesco è diventato un teatro dell'assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce".

Francia: "Servono gli Usa a bordo per promuovere ideali" - "L'Unesco promuove i nostri ideali attraverso la cultura, l'istruzione e la scienza. Valori e ideali che sono parte del Dna della Francia, ma anche di quello degli Stati Uniti. Ecco perché è così importante avere i nostri amici americani a bordo". Così l'ambasciatore di Parigi all'Onu, Francois Delattre, ha commentato la decisione degli Usa di ritirarsi dall'agenzia delle Nazioni Unite. "Vorrei aggiungere ora più che mai - ha precisato Delattre - visto che questi valori sono contestati, abbiamo bisogno di un'America impegnata negli affari mondiali".

Guterres: "Profondo rammarcico per il ritiro degli Usa" - Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "si rammarica profondamente per il ritiro degli Stati Uniti dall'Unesco, alla luce del ruolo primario che gli Usa hanno giocato nell'organizzazione sin dalla sua fondazione". Lo ha affermato il portavoce del Palazzo di Vetro.

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