Da un lato ci sono gli stress test che promuovono gli istituti di credito di fronte a shock sui tassi. Un segnale che le nostre banche stanno uscendo dal tunnel. Dalla Bce, però, arriva una doccia fredda. Da Francoforte trapela che è in preparazione un giro di vite più ampio di quello che aveva agitato la politica italiana. Ma il governo alza le barricate con il ministro Padoan che ha espresso le proprie perplessità.
Calenda: Faremo battaglia in Ue, a rischio le pmi - Con le nuove norme europee sui crediti deteriorati (Npl) "si rischia una stretta sul credito e in particolare di colpire le piccole e medie imprese. Faremo battaglia in Europa. E' una questione politica, non tecnica". Ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il nuovo giro di vite - Una stretta non solo sui "nuovi" Npl ma sullo stock di oltre 900 miliardi di crediti in default accumulati in Europa, che è una potenziale stangata per l'Italia, le cui banche hanno in pancia un quarto di quei prestiti. Una mossa con cui la Vigilanza bancaria europea rivendica la propria autonomia dalla politica - l'Ecofin di giugno sulla gestione dei crediti in default delle banche non toccava i "vecchi" Npl - ma che finisce per creare un caso politico italiano pronto a scaricarsi in Europa.
Padoan: "Perplesso soprattutto per come è stato comunicato" - Anche il ministro dell'Economia Per Carlo Padoan, da Lussemburgo, esprime "perplessità sia sui modi che sui contenuti della comunicazione" della Bce. La scorsa settimana aveva annunciato (con un addendum sottoposto a consultazione pubblica), per i crediti in default garantiti che emergeranno a partire dal 1° gennaio, l'obbligo di azzerarli entro sette anni, dando due anni di tempo per quelli non garantiti. "Un principio non sbagliato" anche secondo il presidente dell'Autorità bancaria europea, Andrea Enrìa, che legge la misura come valida solo sui futuri crediti in default e non sullo stock esistente.
Ma in gioco, secondo le indiscrezioni, ci sarebbe anche una misura sullo stock esistente. La Bce aveva annunciato che entro marzo avrebbe rivisto le sue linee guida per tutti i crediti deteriorati accumulati, con "adeguati accordi transitori". Ora - da fonti citate tanto dalla Bloomberg quanto dal Financial Times - emerge che anche per quegli oltre 900 miliardi di Npl accumulati finora sarebbe allo studio una stretta simile a quella dei "nuovi": un calendario per il loro smaltimento.
L'Italia tra le più colpite - Un nervo scoperto per l'Italia, reduce da costosi salvataggi e impegnata in una difficoltosa e graduale riduzione dei suoi Npl. Una stretta come quella temuta - e che appare il probabile vero obiettivo della forte reazione nei confronti di Francoforte - rischia di scompaginare piani industriali e acquisizioni programmate e potrebbe creare difficoltà ad alcuni istituti minori non del tutto in sicurezza.
Da Francoforte arrivano segnali concilianti - "Non si tratta di misure rivolte ad un solo Paese" e "l'intenzione non è limitare la capacità di credito ma avere un sistema bancario sano", dice Yves Mersch, membro del direttorio di Mario Draghi. Ma è certo che la Bce, dopo i salvataggi delle due banche venete accusati in Europa di aver tradito l'Unione bancaria, sugli Npl ritiene che, con la ripresa economica più forte del decennio, e per evitare di alimentare nuove crisi negli anni a venire, i tempi siano maturi per una svolta.