Spiaggia "fascista" di Chioggia, per i pm non c'è apologia
I magistrati hanno ritenuto le foto del Duce e i richiami all'ordine e al manganello solo un'articolazione del pensiero del gestore
Per la Procura di Venezia il lido Playa Punta Canna, noto come la spiaggia "fascista" di Chioggia, non avrebbe mai rappresentato un pericolo per lo Stato. Così i pm hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta che vedeva lo stravagante gestore del Lido, il 64enne Gianni Scarpa, indagato per apologia del fascismo. I magistrati hanno ritenuto le foto del Duce e i richiami all'ordine e al manganello solo un'articolazione del pensiero del gestore.
Le foto e gli slogan di Mussolini, il linguaggio violento sui cartelli affissi ovunque, "sparo a vista ad altezza d'uomo", "se non ti piace me ne frego", erano insomma sopra le righe, ma non costituiscono di per sè un'azione di proselitismo fascista che metta a rischio le istituzioni. Secondo quanto si è appreso, i magistrati avrebbero ritenuto le immagini del Duce e i richiami al manganello un'articolazione del pensiero del gestore della spiaggia, non una reale apologia, ovvero una violazione dell'articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba.
La domanda di archiviazione è stata avanzata dal procuratore Bruno Cherchi e dalla pm Francesca Crupi, sulla base delle indagini svolte dalla Digos di Venezia. Spetterà ora al Gip decidere se chiudere il fascicolo.
I cartelli e le immagini del Ventennio, del resto, erano gia' stati fatti togliere a Scarpa su ordine del Prefetto di Venezia, non appena all'inizio di luglio si sollevò il polverone che portò il gestore di 'Play Punta Canna' a diventare il nuovo eroe dei nostalgici del Duce.
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