Gli ultimi dati dell'ISTAT sul mercato del lavoro – ad agosto 2017 la stima degli occupati continua a crescere tanto su base annua (+1,6%) quanto su quella mensile (+0,2%) – confermano la tendenza positiva già registrata recentemente. Non va altrettanto bene ai lavoratori indipendenti, però.
Con l'incremento di agosto (+36 mila unità rispetto a luglio), il tasso di occupazione – ovvero il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento – raggiunge il 58,2% (+0,1%).
L'ISTAT osserva che l'incremento congiunturale dell'occupazione interessa tutte le classi di età – l'unica eccezione? la fascia d'età tra i 35 e i 49 anni (-37mila unità) – ed è dovuta “interamente” alla componente femminile. Tra gli uomini, invece, si registra un calo. Non accadeva da due mesi. Ad agosto, il tasso di occupazione femminile raggiunge il 48,9% (+0,2%) mentre quello degli uomini rimane invariato al 67,5%.
Ci sono comunque dei dati negativi. Quelli che riguardano i lavoratori indipendenti: ad agosto 2017 l'occupazione tra gli autonomi risulta in calo sia su base mensile (-0,4%, -23mila) che su quella annua (-0,8%, -42mila).
Le difficoltà dei lavoratori autonomi non fanno trascurate: nonostante l'emorragia occupazionale che li ha coinvolti – gli anni della crisi economica sono stati difficili per chiunque, ma in special modo per gli indipendenti –, gli autonomi rappresentano una porzione consistente del mercato del lavoro italiano: l'Eurostat rileva infatti che l'Italia è il Paese che i lavoratori autonomi sono il 21% degli occupati. La seconda percentuale più alta nell'Unione europea. A cosa dobbiamo questa differenza?
Uno studio della CNA ha provato a dare una risposta in merito. Il diverso peso del lavoro indipendente in Italia rispetto alle principali economie europee sarebbe dovuto al fatto che quest'ultime sono caratterizzate da apparati produttivi in grado di assorbire quote considerevoli di occupazione dipendente – giovanile, in special modo –, perché caratterizzati da una maggiore presenza di imprese di medie e grandi dimensioni.
Infine, va anche considerato che molti lavoratori sono classificati come autonomi, pur essendo nella sostanza dei subordinati.