Tgcom24 ha avuto lʼoccasione (e la fortuna) di avere in prova per un weekend la Tesla S 100D, che ci ha fatto capire come la mobilità sostenibile al 100% elettrico non solo sia possibile, ma abbia anche grande fascino. Sì perché effettivamente, diciamolo, lʼelettrica non è che sia percepita come lʼauto dei sogni. Rispettosa dellʼambiente, certo. Futuristica, sicuramente. Ma non proprio una tipologia di vettura per cui impazzire dalla voglia di guidarla.
Ed è proprio qui che entra in gioco la Tesla S 100D, perché nonostante sia unʼauto dalle dimensioni importanti in lunghezza e soprattutto in larghezza, è divertente da guidare come fosse una fuoriserie sportiva. Partiamo dalle prestazioni. Non è solo lʼimpressionante accelerazione ‒ la versione "P" scatta da 0 a 100 in 2,7 secondi ‒ degna di una sportiva, a scelta che volete voi ma di quelle “toste”. Non è tanto per la ripresa, forse non a livelli da Formula 1 ma di un bel V8 a benzina certamente sì. È che questa Tesla sta letteralmente incollata alla strada con una precisione negli inserimenti in curva e di rilascio in uscita letteralmente impensabile per una vettura che ‒ ricordiamo ‒ ha le dimensioni da ammiraglia di rappresentanza.
Il segreto sta nella combinazione di due fattori: il baricentro estremamente basso, perché il largo e lungo spazio tra le due ruote ospita lʼintero corpo batterie mentre il resto della vettura è in pratica tutto alluminio e carbonio, quindi leggerissimo; e il fatto che la vettura ha una reattivissima trazione integrale essendo dotata di due motori elettrici, uno per asse. Ne deriva ad esempio che i pesi sono ripartiti tra asse posteriore e anteriore in maniera quasi perfetta e guidare questa “berlinona” alla fine risulta facile come andare su un gokart. Il fatto che poi si sia immersi nel silenzio più totale rende il divertimento ancora più appagante. Ma come, direte, non si sente la mancanza del rombo del motore? La risposta che rende meglio lʼidea è quella al contrario: è quando si torna su una vettura spinta dal motore termico che ci sembra di colpo di essere tornati, se non proprio alla guida della automobile di Fred Flinstone, quantomeno ad una tecnologia vecchia, inutilmente rumorosa, inquinante e sopratutto inefficiente.
Qualche amico, vedendola, ha però fatto notare che gli interni non sarebbero a livello delle ammiraglie di altre marche. Effettivamente sembrano un poʼ spartani, ma bisogna considerare che tutto, dal Cx aerodinamico alla forma delle maniglie delle porte, è stato studiato per ottenere il massimo dellʼefficienza e della leggerezza, ai fini di aumentare il chilometraggio con una carica di elettricità. Quindi carbonio al posto della bella ma pesante radica, ad esempio. Il risultato? Interni supersportivi e tecnologici allʼinsegna della massima razionalità.
Questione autonomia, inutile girarci attorno: è ad oggi la spada di Damocle di qualsiasi vettura elettrica. Qui si fanno poco più di 500 km a vettura carica al 100%, reali, testati. Pochi? Tanti? Dipende. Sul sito Tesla potete dare unʼocchiata a quante colonnine supercharger esistono nella vostra zona. Un supercharger è una pompa di elettricità che ricarica 250 km in 25 minuti, il tempo di una sosta in Autogrill, e poi la app Tesla sul vostro telefonino vi avviserà quando ha finito. Oltre ai supercharger avete a disposizione molti punti di ricarica - circa 350 in Italia - in corrispondenza di alberghi e ristoranti, chiamati “destination charger”, posti specialmente nelle località turistiche per ricaricare la vettura durante una cena o la notte. Il consiglio è di utilizzare sempre il navigatore di serie, in modo che lʼauto possa calcolare da sola di quanta energia dispone e indicare il punto più vicino dove fare una ricarica in caso di necessità.
A questo proposito va detto che Tesla “fa il pieno” anche con una normale presa di corrente da 16 ampere nel garage di casa, ma certo più lentamente: noi abbiamo ricaricato circa 130 km in 8 ore con il cavo in dotazione e quindi si risponde con semplicità al quesito se convenga investire un migliaio di euro per installare una colonnina speciale di ricarica nel proprio garage. Costo di 530 euro più spese di elettricista (non fatelo da soli, sul sito Tesla cʼè lʼelenco di professionisti specializzati in questo lavoro). Diciamo che con una vettura il cui costo parte da 81mila euro e sale a seconda delle versioni, la spesa della colonnina vale decisamente la pena. Ma quanto costa un pieno? Altra domanda difficile, dipende da che contratti con il fornitore avete. Sicuramente con il prezzo della benzina intorno a un euro e mezzo, la convenienza dellʼelettrico è evidente.
Cose da dire su questa vettura ce ne sarebbero tante, per esempio che è sempre connessa a Internet e che il costo della connessione è compreso nel prezzo, e quindi lʼauto si aggiorna come fosse un telefonino. Si potrebbe dire che dal “suo” punto di vista è già pronta per la guida automatica o che dalla app dello smartphone, oltre a programmare aria condizionata e riscaldamento, si può far uscire la S 100D da sola da un parcheggio difficile. Oppure che con lo splendido schermo da 17 pollici controllate tutto ma proprio tutto della vettura, e che in omaggio avete anche un abbonamento Spotify premium da ascoltare su un impianto stereo da urlo nel più assoluto silenzio.
Qui ci premeva verificare una cosa: può una macchina elettrica farci venire il prurito ai polpastrelli dalla voglia di guidarla? Può essere una macchina per appassionati? La risposta se non si era capito è sì: il futuro è già qui ed è bellissimo. E se la Tesla Model S costa troppo, non resta che aspettare la “piccola” Model 3 in arrivo in Europa lʼanno prossimo per vedere se è anche per tutti.
Sergio Bolzoni