Nella Roma imperiale era uno dei luoghi più importanti, frequentato dall'aristocrazia che in queste terre aveva le sue ville da vacanza, amato da Augusto che forse ne apprezzava la suggestione dei tramonti sulla grande spianata a picco sulla valle dell'Aniene. Il tempio di Ercole Vincitore, eretto nel II secolo avanti Cristo sulla sommità di una collina a Tivoli era tra i più importanti centri di culto romani. Da sabato 30 settembre il sito riapre al pubblico tutti i fine settimana con un nuovo percorso di visita e ambienti di grande impatto emotivo dell'antico tempio da poco recuperati e mai visti.
Nel '500 sopravvennero decadenza e rovina, i marmi e le meravigliose statue vennero razziati, le colonne del tempio abbattute, ma la magia e la spettacolarità del posto non si è mai persa. Dal '700 in poi, accanto e sopra alle rovine del complesso romano, è sorto un polo industriale dalle destinazioni più varie, da laboratorio di guanti a fonderia di cannoni, dalla centrale elettrica - la prima in Italia - alla cartiera degli anni Cinquanta del Novecento, edifici e capannoni oggi vincolati come esempio di archeologia industriale.
Ed è da qui, racconta Andrea Bruciati, direttore del parco autonomo che comprende Villa Adriana, Villa d'Este e il Santuario di Ercole, che si riparte per dare una nuova vita a questo magico luogo, rilanciare le visite e nello stesso tempo, dice, "un modello culturale dalla grande forza identitaria".
"Restaurato nel 2011 con un finanziamento di 15 milioni, brutalizzato all'epoca con una ricostruzione in cemento del teatro romano e dalla collocazione accanto alla cavea di una ricostruzione in ferro del frontone del tempio (che fece parecchio discutere), il complesso, a dispetto degli annunci dell'epoca (il ministro era Giancarlo Galan), non è stato mai veramente riaperto se non su prenotazione e d'estate per gli spettacoli allestiti nel teatro. Ora si cambia".