"CAMBIEREMO IL PAESE"

Germania, l'estrema destra dell'AfD entra al Bundestag ma perde un pezzo

La presidente moderata, Frauke Petry, si sfila dal gruppo in contrasto con l'ala estremista formata da Weidel e Gauland: "Trattati da reietti, ci prenderemo il Paese", affermano i due

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Alternativa per la Germania (AfD), il partito dell'ultradestra, è uno dei vincitori di questa tornata elettorale ma già all'indomani dal voto ha perso un pezzo. La formazione xenofoba è riuscita a entrare per la prima volta al Bundestag, non senza scossoni. La presidente Frauke Petry ha infatti annunciato che non farà parte del gruppo parlamentare a causa dei contrasti con l'ala estremista formata da Alice Weidel e Alexander Gauland, i due capilista.

Weidel: "E' un peccato che lasci" - "E' un peccato che un talento come Petry prenda questa decisione". Lo ha detto Alice Weidel, candidata alla cancelleria Afd, riguardo alla decisione di Frauke Petry, co-portavoce federale dell'Afd, di non voler partecipare al gruppo dell'Afd in parlamento. Del resto, ha proseguito Weidel in conferenza stampa, se l'Afd è passato da sondaggi che lo davano al 6% al risultato attuale del 13%, il merito maggiore è di Alexander Gauland. "Mi piacerebbe che Frauke Petry parlasse con noi", ha proseguito Weidel. "Sono mesi che non riusciamo a parlarci".

L'AfD spaventa il Paese - La clamorosa avanzata dell'AfD semina preoccupazione in tutto il Paese: subito dopo la pubblicazione dei primi exit poll centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Berlino contestandoli al grido di "Nazisti maiali", "Berlino vi odia". E loro invece festeggivano in un party privato nella Alexanderplatz. Il boom dell'ultradestra xenofoba inquieta anche i principali gruppi ebraici tedeschi che esprimono allarme.

Joerg Meuthen, altro leader del partito, ha tentato di bollare come "campagna elettorale" tutte le accuse ricevute dalla sua formazione, che non sarebbe affatto razzista, xenofobo, ma solo una formazione che vuole "occuparsi del Paese". Il capo del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lauder ha definito l'Afd "un movimento reazionario che ricorda il peggior passato della Germania".

Gauland: "Trattati da reietti, ora ci prenderemo il Paese" - La soddisfazione per l'affermazione elettorale nel leader del movimento (ed ex membro della Cdu) Alexander Gauland si intreccia con lo sguardo al futuro. "Metteremo sotto pressione la Merkel" spiega in un'intervista a "Repubblica". "Ci prenderemo il Paese". Di fronte alle accuse di estremismo Gouland dice di "non conoscere persone antisemite né esponenti dell'estrema destra" e spiega il successo con il fatto che "temi che stanno a cuore a tanti tedeschi sono stati rimossi" ma anche con il fatto che il suo movimento è sempre stato tenuto ai margini: "La gente non vuole che siamo trattati come reietti. E' qualcosa che ci ha rafforzato molto".  

Da chi ha preso voti l'estrema destra AfD? - La più grossa fetta di voti l'AfD l'ha ricevuta dagli ex astensionisti: circa 1,2 milioni di tedeschi che nel 2013 avevano disertato le urne, questa volta hanno dato la loro fiducia all'estrema destra. La seconda fetta proviene dall'Unione Cdu/Csu - scrive la Welt online: 1,05 milioni di elettori che nel 2013 avevano votato per il partito della cancelliera Merkel, oggi le hanno preferito l'Alternative.

Il partito esordiente nel Bundestag deve comunque non poco del suo successo anche alla delusione di altri elettori: 470.000 della Spd (socialdemocratici), 400.000 della Linke (la sinsitra radicale), e 40.000 della Fdp (liberaldemocratici). Soprattutto sui temi della sicurezza, integrazione e coesione sociale, l'AfD ha soddisfatto le aspettative dei suoi elettori: "L'AfD ha dato ascolto alle preoccupazioni dei cittadini, temi invece evitati dagli altri partiti", ha spiegato alla Welt, Volker Kronenberg, analista politico.

Per loro i posti chiave in Parlamento? - E se la Spd di Martin Schulz dovesse tornare a formare la Grosse Koalition con la Merkel, allora la Afd potrebbe diventare il primo partito di opposizione. E questo potrebbe spalancare le porte dei posti chiave che di solito spettano, appunto, ai maggiori partiti di non governo.