"Va tutto bene: non piove ed è la Settimana della Moda. Comunque tra poco arriva la siccità". Scherza così Francesco Bianconi, voce dei Baustelle, in apertura del concerto del 21 settembre all'Alcatraz di Milano, dopo il rinvio dell'esibizione al Carroponte di due settimane fa per l'intensa pioggia abbattutasi in quel di Sesto San Giovanni. In vena di battute, il cantante di Montepulciano ha dato vita, insieme a Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, a un'applauditissima penultima data del tour "L'estate, l'amore e la violenza", tra vecchi brani (come "La canzone del parco") e le nuove hit ("Amanda Lear").
C'è Lucio Corsi in apertura, giovane cantastorie toscano che propone quattro pezzi dai suoi album "Altalena Boy/Vetulonia Dakar" e "Bestiario musicale", quest'ultimo dedicato esplicitamente agli animali che popolano la campagna maremmana. Con testi simili a una filastrocca, accompagnati dall'onnipresente chitarra classica, i suoi brani sono un misto di leggende e racconti fantastici, che possono affascinare sia grandi che piccoli. Del resto, gli stessi Baustelle lo hanno scelto proprio "perché ha la giovinezza e le visioni".
Comincia poi l'attesa esibizione del trio rock, con una lunga introduzione musicale interrotta a tratti dalla parola "Violenza", che dà anche il titolo all'inedito brano strumentale, come riporta la scaletta cartacea presente sul palco. Il vero inizio della performance si ha con l'energia de "Il Vangelo di Giovanni", secondo singolo tratto dal loro ultimo disco "L'amore e la violenza", e subito dopo c'è "Amanda Lear", preceduta da un messaggio vocale della stessa cantante e attrice francese che ringrazia i Baustelle per aver deciso di intitolare il brano col suo nome.
Dopo i sintetizzatori e le luci blu-rosse della scenografia (che richiamano il videoclip ufficiale del brano), è il momento di "Betty", una delle perle dell'ultimo disco. E' un brano che Bianconi sente particolarmente, e in corrispondenza dei versi finali "Un bellissimo mattino, senza alcun dolore, senza più dolore" lo dimostra: chiude gli occhi e continua a sorridere, lasciandosi abbandonare alla melodia. Risveglio rock con "Eurofestival", con una Rachele Bastreghi scatenata sul palco al ritmo del suo tamburello a sonagli, e che tra una danza e l'altra non dimentica di tirare fuori la sua inconfondibile voce, ipnotica sia in studio che live.
Dopo "Basso e batteria", l'Alcatraz ritorna di fatto a essere la discoteca frequentata dai milanesi e non: durante "La musica sinfonica", il locale viene illuminato dalle strobosfere presenti sul palco e la folla si lascia trasportare dai ritmi incalzanti del ritornello, che non a caso recita "Essere felici non è facile, è folle ma impossibile, è musica sinfonica in discoteca". Dopo "Lepidoptera" e "La vita", Bianconi scherza: "Ci sono due errori che un artista non deve mai fare. Il primo: scrivere una canzone per Natale. Non fatelo. Poi siamo a settembre, giusto? E' ancora presto. Il secondo: scrivere una canzone per i propri figli: tutti lo hanno fatto, e molte sono pessime. Ecco, il prossimo pezzo rappresenta due errori in un colpo solo". E parte la raffinata "Ragazzina" - uno splendido errore, si direbbe.
Con "Charlie fa surf" e "Un romantico a Milano" comincia la seconda parte del concerto, all'insegna dei brani passati. C'è "Piangi Roma", un vero e proprio omaggio alla Capitale, inserito peraltro nella colonna sonora di "Giulia non esce la sera" e Nastro d'argento alla migliore canzone originale nel 2009. Qui le voci di Rachele (nella versione studio, dell'attrice Valeria Golino) e Francesco si uniscono perfettamente, e dialogano altrettanto bene in "Gomma". Da segnalare, tra le altre canzoni in scaletta, "Bruci la città" - brano interpretato da Irene Grandi ma scritto da Bianconi - e la cover di "Henry Lee" di Nick Cave e PJ Harvey.
Durante la parte finale del concerto, che vede anche "La canzone del parco", "La moda del lento" e "L'aeroplano", Bianconi trova anche il tempo per un'invettiva, seppur in tono scherzoso: "Dicono che i Baustelle sono antipatici, snob, dandy, pessimisti (cosmici, peraltro). E anche tristi. Ecco, è la verità: quando cantiamo abbiamo sempre un angolino del cuore gonfio di tristezza. E comunque andate a quel paese voi e la vostra allegria".
"La guerra è finita" - primo singolo dall'incensato album "La malavita" - è l'ultima canzone prima dell'encore, caratterizzato dal brano "Veronica N.2" - per ora proposto solo in versione live - e dal gran finale de "La canzone del riformatorio", urlata a squarciagola dai molti spettatori presenti e degna conclusione di un'ottima esibizione che ha visto anche i turnisti in grande spolvero. Prima della definitiva dipartita, applausi scroscianti (e ripetuti) del pubblico per lo spettacolo offerto e inchino finale dei protagonisti della serata, anche loro soddisfatti: "E' stato bellissimo, grazie".