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Referendum Catalogna, il governo di Madrid invia rinforzi di polizia | I manifestanti denunciati per sedizione

Attesi fino a 4mila agenti. Puigdemont fa appello ai Paesi democratici: "E' una lotta tra libertà e autoritarismo". Ue, Tajani: io sto con Madrid

-afp

Resta alta la tensione in Catalogna: il ministro dell'Interno spagnolo, Juan Zoido, ha informato il governo di Barcellona dell'invio di rinforzi di polizia per contribuire a "mantenere l'ordine". Intanto sono stati liberati tutti i dirigenti arrestati, ma i manifestanti che hanno protestato contro gli arresti sono stati denunciati per sedizione. E il il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha lanciato un appello al mondo: "Sosteneteci".

I rinforzi - Secondo i media spagnoli, si tratta di un numero compreso fra 3mila e 4mila poliziotti. Si uniranno ai 5mila normalmente di stanza in Catalogna, oltre ai circa 17mila agenti dei locali Mossos d'Esquadra. "Saranno incaricati della sorveglianza dello spazio pubblico e del mantenimento dell'ordine. Agiranno se sarà confermato il referendum illegale", ha fatto sapere il ministero in una nota.

Arrivate le navi d'appoggio - ​Il governo di Madrid ha affittato tre traghetti per ospitare gli agenti. "Tre battelli sono arrivati nei porti di Barcellona e Tarragona. Vi saranno alloggiati i poliziotti e i membri della Guardia Civil", ha anunciato una fonte della prefettura di Catalogna. Le navi, che resteranno in Catalogna fino al 3 ottobre, possono ospitare in totale 6.600 passeggeri. Il ministero dell'Interno ha precisato in un comunicato di aver sospeso i permessi di poliziotti e guardie "per garantire il rispetto della decisione della Corte costituzionale di sospendere il referendum illegale in Catalogna".

I manifestanti denunciati per sedizione - La procura dello Stato spagnolo ha denunciato per presunta sedizione i manifestanti, fino a 40mila, che mercoledì sera si sono concentrati davanti alla sede del ministero dell'Economia di Barcellona per protestare contro il blitz della Guardia Civil e l'arresto di 14 dirigenti dell'amministrazione catalana.

La Catalogna si difende - Intanto, le autorità catalane si affrettano a varare misure per sterilizzare le sanzioni del governo centrale. La Generalitat ha annunciato di aver rimosso il segretario generale all'Economia, Josep Maria Jove', uno dei 14 dirigenti arrestati dalla Guardia Civil il 20 settembre. Secondo quanto precisato portavoce del governo catalano, Jordi Turull, la decisione è stata presa per proteggerlo da una multa preventiva di 12mila euro al giorno, inflittagli dalla Corte costituzionale di Madrid per punire la sua "disobbedienza".

L'appello alla comunità internazionale - In un articolo pubblicato nel Wall Street Journal e ripreso dalla stampa spagnola, il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha lanciato un appello a "tutti i democratici del mondo" perchè appoggino la Catalogna nella "lotta fra la libertà e l'autoritarismo". Secondo Puigdemont, "la repressione del governo spagnolo" non riuscirà a fermare il referendum indipendentista.

Liberati gli arrestati nel blitz di mercoledì - Un tribunale di Barcellona ha intanto ordinato la rimessa in libertà provvisoria degli ultimi sei dei 14 dirigenti dell'amministrazione catalana arrestati nel blitz di mercoledì ancora detenuti. Fra di loro il braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, Josep Josè. Tutti hanno rifiutati di rispondere alle domande del giudice che aveva ordinato la loro detenzione. Sono stati dichiarati indagati per disobbedienza, abuso di potere e presunta malversazione, per l'organizzazione del referendum del 1 ottobre.

Ue, Tajani sta con Madrid - Ha ragione il governo spagnolo, perché questo referendum è contro la Costituzione spagnola e anche contro le norme catalane". Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani a Rai Radio1 rispondendo alla domanda se il referendum catalano debba tenersi oppure no. "Questo referendum non ha nulla a che vedere con quello in Lombardia e in Veneto: quello è per l'autonomia, questo per la secessione. Mi auguro che si arrivi ad una soluzione politica, che Madrid e Barcellona ricomincino a parlarsi", ha affermato.

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