Due fratelli sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Paola (Cosenza) nell'ambito di un'operazione contro il caporalato. Sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Da quanto accertato i 2 facevano lavorare in nero nella loro azienda agricola migranti africani oltre a romeni e indiani e la paga variava in base al colore della pelle.
"Bianchi" pagati 10 euro in più al giorno - Le indagini, condotte dai carabinieri della Stazione di Amantea hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente provenienti dal Nigeria Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in una parallela del centro di accoglienza "Ninfa Marina" e portati a lavorare nell'azienda agricola dei due fratelli arrestati. I rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori in nero provenienti principalmente dalla Romania e dall'India, ma, incredibilmente, la paga variava in base al colore della pelle. Stando a quanto emerso, i "bianchi", infatti, prendevano 10 euro in più degli altri, 35 euro contro 25 al giorno.
Ai due fratelli sequestrati beni per due milioni di euro - I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dal gip del Tribunale di Paola Maria Grazia Elia su richiesta della Procura della Repubblica nell'ambito di un'inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza. Ai due fratelli, di 48 e 41 anni, è stata anche sequestrata l'azienda ed altri beni per un valore di due milioni circa.