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Referendum Catalogna, Guardia Civil sequestra 10 milioni di schede

Perquisita la sede del governo locale. Arrestati 2 stretti collaboratori del vicepresidente catalano. Il premier Rajoy: "La risposta alla sfida indipendentista non può essere diversa". Folla in strada per protestare

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La Guardia Civil ha perquisito gli uffici del governo catalano a Barcellona nell'ambito dello scontro con Madrid sul referendum per l'indipendenza, sospeso dalla Corte costituzionale. Il blitz è stato compiuto nei dipartimenti dell'Economia, degli Esteri, del Lavoro e degli Affari sociali. La Guardia Civil ha sequestrate 10 milioni di schede per il voto e arrestato 12 persone tra cui due collaboratori del vicepresidente catalano Oriol Junqueras.

Junqueras ha risposto al blitz su Twitter, denunciando che "stanno attaccando le istituzioni di questo Paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo!". Intanto centinaia di persone si sono raccolte davanti alla sede del governo catalano nel centro di Barcellona per denunciare il blitz: la folla ha protestato al grido di "Indipendenza!", "Vogliamo essere liberi", "Vergogna!".

Dopo il blitz, il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha convocato una riunione urgente di tutti i suoi ministri e ha accusato il governo di Madrid di avere "sospeso di fatto, illegittimamente, l'autogoverno della Catalogna, instaurando uno stato di eccezione: la libertà è sospesa". "E' una situazione inaccettabile in democrazia" e "una operazione coordinata per impedire che i catalani possano esprimersi in pace e libertà il 1 ottobre".

Rajoy: "Lo Stato deve reagire" - Davanti alla sfida dell'indipendenza catalana, che "non rispetta la legge", "logicamente lo Stato deve reagire" ha detto il premier spagnolo Mariano Rajoy dopo il blitz della Guardia Civil. "Nessuno Stato al mondo può accettare quanto stanno facendo: erano avvertiti - ha aggiunto -, sapevano che il referendum non si può fare perché contrario alla sovranità nazionale e al diritto di tutti gli spagnoli di decidere cosa vogliono per il loro Paese".

Rajoy è stato quindi duramente contestato nell'aula del Congresso dei deputati di Madrid dal dirigente della sinistra indipendentista Gabriel Rufian, che gli ha intimato di "togliere le sue sporche mani dalla Catalogna". Ma il primo ministro ha replicato che la risposta alla sfida indipendentista di Barcellona "non può essere diversa da quella decisa. A nessuno piace questa situazione, e a me neppure". In serata il premier ha ribadito che "il referendum non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo, ora è solo una chimera impossibile". "Lo Stato - ha aggiunto - ha agito e continuerà a farlo, ogni illegalità avrà la sua risposta. La disobbedienza alla legge è l'opposto della democrazia".

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