Ormai i software con cui i docenti segnano presenze, assenze, compiti e voti stanno pian piano sostituendo il registro di una volta, quello cartaceo. Eppure, a volte, l’uso che se ne fa non è proprio quello ideale. Alcuni professori si dimostrano ancora poco aperti al cambiamento, mentre le famiglie faticano a familiarizzare con la dematerializzazione dei rapporti con i professori. Con un dato di fondo: mentre il Nord sembra ben avviato verso il futuro, il Sud deve recuperare terreno. Sono questi i risultati principali di una web survey di Skuola.net, che ha coinvolto circa 7mila studenti di medie e superiori per verificare qual è oggi il ruolo del registro elettronico nelle aule scolastiche.
La maggior parte delle scuole ce l'ha. Ma i dati non sempre sono aggiornati in tempo reale
Ormai la stragrande maggioranza delle classi lo usa quotidianamente: per il 55% degli intervistati ha completamente rimpiazzato quello cartaceo (al Nord si va oltre quota 70%), per un altro 26% ancora convive con quello tradizionale. Solo nel 19% dei casi – meno di 2 su 10 – non ha fatto breccia. Ma non bisogna adagiarsi: al Sud il 45% degli studenti racconta di essere rimasto ancorato al passato. Anche perché non sempre il livello di sviluppo tecnologico delle scuole permette di sfruttare il registro elettronico appieno: solo nel 70% dei casi in cui funziona il nuovo strumento, i dati vengono inseriti in tempo reale. Nel 14%, invece, le informazioni vengono appuntate su carta per poi essere caricate utilizzando il computer del laboratorio d’informatica o quello della sala professori. Nel 12%, poi, sono addirittura i bidelli a occuparsi dell’inserimento, passando per le classi per raccogliere tutti i dati e caricandoli a fine giornata.
Gli studenti continuano a mettere mano al registro, anche a quello del docente
Forse perché non tutti i docenti sono veramente preparati a gestire il registro elettronico. Va detto che la maggior parte degli studenti – il 58% - sostiene che il docente lo compila personalmente e un altro 18% che il compito viene delegato solo di rado. Ma un quarto di loro – il 24% - dice che sono gli stessi ragazzi a mettere mano al registro, su richiesta degli insegnanti: il 12% solamente a quello di classe (per segnare presenze, assenze e compiti), e una stessa quota (12%) anche al registro personale. In questi casi la manipolazione dei dati è uno scenario più che ipotetico. Con un dato che dovrebbe preoccupare: rispetto al passato questo è uno degli aspetti su cui non solo le cose non migliorano ma addirittura peggiorano (l’anno scorso la quota di alunni che dichiaravano di ‘collaborare’ alla gestione del registro elettronico era ferma al 16%).
Le famiglie iniziano ad abituarsi al cambiamento. Ma al Sud preferiscono il contatto diretto con la scuola
E le famiglie? Anche qui, il numero dei genitori che consultano il registro elettronico cresce ma non abbastanza. Rispetto al 2016 si segnala un incremento del 3% tra chi entra di frequente nel sistema informatico scolastico: il 47% degli studenti intervistati affermano che i propri genitori lo controllano spesso, il 32% ogni tanto. Con differenze tra ragazzi che vivono nel Nord e nel Sud Italia. Rispetto al dato medio, al settentrione sono quasi 9 su 10 - l’87% - ad essere seguiti dalle famiglie riguardo l’andamento scolastico tramite pc, tablet e smartphone. Nelle regioni meridionali, invece, più di 1 su 3 - il 35% - ha genitori che continuano a preferire un dialogo faccia a faccia con i professori per rimanere aggiornati sui progressi dei ragazzi.