17enne reo confesso

Noemi, la procura: il fidanzato ha agito con premeditazione e crudeltà

Il 17enne non risponde al gip. I legali: "Chiederemo la perizia psichiatrica"

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Omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. E' quanto contesta la procura dei minorenni di Lecce al fidanzato di Noemi Durini, il 17enne reo confesso dell'omicidio della sedicenne di Specchia, nel decreto di fermo emesso nei suoi confronti. Non sarebbe stato, dunque, un omicidio d'impeto, come sostenuto dal ragazzo, ma un atto pianificato e studiato. I legali chiederanno la perizia psichiatrica.

L'omicida, si legge nel decreto di fermo che è stato in parte anticipato da alcuni quotidiani, "cagionava la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l'uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà".

"Nell'ambito delle ricerche di Noemi - scrive il pm - i carabinieri hanno trovato il giovane a Lucugnano, una frazione di Tricase. "Il ragazzo veniva trovato in lacrime e affermava che era sua intenzione portarsi presso il comando dei carabinieri di Specchia, rappresentando il continuo stato di agitazione in cui viveva dal giorno della scomparsa di Noemi".

Una volta in caserma, il reo confesso ha parlato di uno "stato di malessere in cui vivevano lui e la sua famiglia" e poi ha ricostruito quel che sarebbe successo.

Una volta prelevata Noemi da casa, dunque, i due sono passati per Alessano, poi sono andati a Novaglie e poi hanno percorso la litoranea fino a Santa Maria di Leuca. Da qui, scrive il pm, il ragazzo "dichiarava di essersi immesso lungo uno strada che lo conduceva verso il centro abitato di Castrignano del Capo ma prima di arrivarvi, svoltava a sinistra lungo una strada sterrata. Qui dichiarava di essersi parcheggiato e, con la scusa che si sarebbero fumati una sigaretta, scendeva dall'auto insieme a Noemi con la quale si addentrava in un uliveto dove poi, approfittando di un momento propizio", l'avrebbe uccisa.

Nel decreto si afferma che il 17enne ha confessato di aver ucciso Noemi "colpendola con un coltello al collo" e, dopo averla spinta a terra, di aver continuato "a colpirla con delle pietre alla testa". Infine, si legge ancora, "si allontanava dal luogo dei fatti repentinamente con la propria autovettura disfacendosi del manico del coltello avvolto nella propria maglietta in un luogo che non ha saputo indicare".

Il 17enne non risponde al gip - Il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il 17enne, ha sostenuto il suo legale, non ha parlato poiché aveva già fornito la sua versione dei fatti. "E' un momento molto difficile, è molto pentito e molto segnato, non sta bene", ha detto l'avvocato.

I legali: "Chiederemo la perizia psichiatrica" - Gli avvocati del ragazzo si sono opposti alla convalida del fermo sostenendo "che non ci sono i presupposti del pericolo di fuga" e hanno annunciato che chiederanno una perizia psichiatrica per stabilire se il giovane è in grado di intendere e volere.