FOTO24 VIDEO24 2

Pubblicità "mirate" agli utenti antisemiti, Facebook corre ai ripari: "Correggeremo l'algoritmo"

Cimeli nazisti e inviti a manifestazioni di estrema destra tra i post "sponsorizzati" in base alle preferenze espresse nel profilo

ansa

Facebook fa marcia indietro. Niente più pubblicità mirata agli utenti che si dichiarano "antisemiti" compilando i campi identificativi del proprio profilo social. "Stiamo rimuovendo dagli account tutte le informazioni di questo tipo in attesa di elaborare un algoritmo in grado di risolvere il problema", ha precisato l’azienda in una nota diramata il 14 settembre. La contromisura del gigante hi tech segue di poche ore lo scoop di ProPublica, una onlus statunitense impegnata nel giornalismo investigativo.

Pubblicità "personalizzate" - Fino a pochi giorni fa, secondo quanto riportato dagli autori dell’inchiesta, il social network consentiva agli inserzionisti di postare i contenuti promozionali sulle "news feed" di quasi 2.300 utenti dichiaratamente razzisti. Gli internauti erano selezionati sulla base dell'interesse per temi antisemiti ("odio gli ebrei", "come bruciare gli ebrei", "perchè gli ebrei rovinano il mondo") manifestati sul loro profilo. Tutte curiosità prontamente soddisfatte con pubblicità di cimeli nazisti o con inviti a partecipare a manifestazioni di estrema destra.

L'inchiesta - Per verificare l’autenticità degli annunci, i giornalisti hanno pagato 30 dollari per indirizzare ai neofascisti tre "post sponsorizzati" contenenti normali articoli o post di ProPublica. Volendo raggiungere - oltre ai 2.274 antisemiti “autoproclamati” - un pubblico ancora più ampio, i reporter hanno inserito nel form riservato ai pubblicitari parole chiave come "German Schutzstaffel" (le SS naziste), "Hitler" o "Partito nazista". Risultato: Facebook ha approvato tutte le inserzioni nell’arco di 15 minuti, inoltrandoli regolarmente alla "news feed" degli utenti targettizzati. "Secondo il report inviato dal sistema pochi giorni dopo, i contenuti hanno raggiunto 5.897 persone generando 13 interazioni (like, commenti, condivisioni) e 101 visualizzazioni.

Sotto accusa l'algoritmo - Soltanto dopo la segnalazione dei cronisti, che hanno contattato personalmente l’azienda di Menlo Park, la profilazione "antisemita" è stata rimossa dal social network. A generare i target razzisti sarebbe stato l’algoritmo che regola il sistema, elaborato proprio per smistare i contenuti in base alle esigenze degli iscritti. Facebook si è subito attivata per risolvere il problema: tra le possibili contromisure, l’azienda ipotizza la limitazione dei "campi" disponibili (come "istruzione" e "lavoro") o un controllo delle preferenze espresse nei moduli identificativi degli account. Si potrebbe evitare, in questo modo, che simili manifestazioni di interesse vengano automaticamente segnalate agli operatori pubblicitari.

Facebook ammette l'errore - "A volte, sulla piattaforma compaiono contenuti che violano i nostri standard", ha precisato il direttore del Product Management, Rob Leathern. "In questo caso specifico, abbiamo cancellato i campi identificativi associati ai post in questione. Sappiamo di dover fare molto di più e, proprio per questo motivo, stiamo introducendo limiti più restrittivi. Inoltre, implementeremo i controlli per evitare che problemi di questo tipo si ripresentino in futuro".

Gli autori dello scoop - La piattaforma web ProPublica, gestita da un’organizzazione no profit con sede a New York, ha vinto il premio Pulitzer 2017 per il "servizio pubblico" con un’inchiesta sul dipartimento di polizia della Grande Mela. Quello di quest’anno è un ulteriore riconoscimento alla qualità giornalistica del portale, già premiato col Pulitzer negli anni 2010, 2011 e 2016.

Espandi