La Procura di Napoli indaga per omicidio plurimo colposo per accertare se vi siano state responsabilità su quanto avvenuto nella Solfatara di Pozzuoli dove hanno perso la vita un bambino di 11 anni e i suoi genitori. Il dubbio più rilevante riguarda la sicurezza del sito. Pare che la voragine dove prima è caduto il piccolo e poi i suoi genitori non fosse nella zona sicura del percorso. Lo afferma una testimone oculare.
"Ho visto tutta la scena, il bimbo non ha scavalcato nulla" - A mettere nei guai la Vulcano Solfatara srl, la società che gestisce privatamente il sito, è la signora Antonietta. Lei abita al primo piano di una palazzina popolare di via Coste d'Agnano con affaccio proprio sulla Solfatara. Ha visto tutta la drammatica scena ed è sicura: "Il bambino non ha scavalcato nessuna recinzione". A raccogliere la sua testimonianza è stato il quotidiano Il Mattino. "Ho sentito le urla erano quelle del fratellino del bimbo morto, pensavo che stessero girando un film come spesso capita qui".
Invece erano le grida di Alessio, 7 anni, l'unico sopravvissuto alla tragedia. Aveva appena visto cadere il fratello Lorenzo (11 anni) dentro la voragine. Inizialmente si era diffusa la voce che la piccola vittima, forse per fare una foto, aveva scavalcato una recinzione. Ma la signora Antonietta dice esattamente l'opposto: "Da quanto vedo dal mio balcone, non mi pare che ci fossero transenne o cartelli che indicassero quella buca".
"Nessuna staccionata, solo una catenella" - Il racconto della signora Antonietta è avvalorato anche da quanto dichiarato da un altro testimone e dai primi soccorritori: "Lì non ci sono transenne, solo una catenella bianca e rossa ma molto bassa". "Di sicuro la buca killer, larga un metro e mezzo e profonda due, non era dentro la recinzione di sicurezza", continua un testimone al Mattino che è voluto rimanere anonimo.
Sotto accusa la società - I pm comunque continuano le loro indagini e stringono la morsa nei confronti della Vulcano Solfatara srl. Gli inquirenti, che hanno acquisito documenti presso la struttura, intendono accertare l'eventuale violazione delle norme di sicurezza a tutela dei lavoratori e dei visitatori del sito e stanno verificando se vi fossero indicazioni sulle zone a rischio del sito. I pm nomineranno alcuni consulenti tecnici, tra cui un geologo e il medico legale che dovrà eseguire le autopiste. Solo all'atto del conferimento dell'incarico potrebbero essere emessi avvisi di garanzia, come atto dovuto, nei confronti di indagati.