"Tutti sapevano e nessuno ha fatto niente". E' l'urlo lanciato, in prefettura a Lecce, dalla sorella maggiore di Noemi Durini dopo la confessione del fidanzato killer. E ora ci si chiede come mai le autorità non siano intervenute prima allontanando il 17enne quando era ancora possibile. Era risaputo che il giovane avesse comportamenti violenti nei confronti della ragazza. Le violenze erano state denunciate dalla madre di Noemi alla Procura dei minori.
Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l'altro, civile, per verificare il contesto familiare. Ma, nonostante questo, nessun divieto di avvicinamento era stato attivato dalla Procura dei minori che ha attualizzato il provvedimento cautelare solo dopo la denuncia della scomparsa.
La rabbia della famiglia - "La picchiava. Era possessivo e geloso, non voleva che mia cugina vedesse altre persone, la picchiava", afferma il cugino della vittima. "Noemi, assieme ai genitori, era andata anche in caserma per denunciare le aggressioni subite e aveva ancora i segni della violenza sul volto – racconta il giovane – ma non è stato fatto nulla". "Bisognava intervenire, allontanarlo prima e affidarlo a una casa di cura ma la legge comanda, fa quello che vuole", ha detto da parte sua il nonno.