"Il compendio probatorio acquisito nei confronti di Maggi non lascia alcuno spazio per dubitare del suo ruolo organizzativo" nella strage di Piazza Loggia a Brescia che il 28 maggio 1974 fece otto morti e 102 feriti. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha confermato l'ergastolo per i neofascisti Carlo Maria Maggi, mandante, e Maurizio Tramonte, partecipe del piano stragista.
Per i giudici, "il riferimento al ruolo organizzativo svolto dal Maggi nell'organizzazione della 'strage di Piazza della Loggia' deve essere ritenuto incontroverso". Quanto a Tramonte, la Suprema Corte rileva che è lui stesso "dal luglio 1995 fino alla sua ritrattazione, avvenuta il 14 maggio 2002 - e ritenuta inattendibile - ad aver ammesso di aver partecipato a una pluralità di riunioni in casa di Gian Gastone Romani, nel corso delle quali Maggi aveva illustrato ai presenti le proprie teorie eversive e gli sviluppi stragisti che ne sarebbero derivati".
Il dato processuale della partecipazione di Tramonte alle riunioni - compresa quella nella quale si pianificò la strage di Brescia - "nell'ambiente dell'eversione di estrema destra veneta è incontroverso". Dopo il verdetto della Cassazione, Maggi che ha 80 anni e problemi di salute è ai domiciliari a Venezia dove vive, mentre Tramonte (65 anni) è detenuto in Portogallo dove era scappato.