Non solo guerrieri violenti o marinai: i vichinghi, antichi dominatori dell'Europa del Nord, sembrano aver dato la prima prova di apertura verso la parità dei sessi con una donna-guerriero come capo, o comunque di alto rango, al loro interno. A rivelarlo è l'analisi del Dna fatta sui resti di uno scheletro trovati, oltre cent’anni fa, a Birka, in Svezia, in una tomba del X secolo. Si tratterebbe di una donna sui trent’anni, alta un metro e 70. I risultati sono stati pubblicati sull'American Journal of Physical Anthropology dai genetisti dell'università di Stoccolma guidati da Jan Stora.
La tomba - identificata dagli studiosi con il numero Bj 581 - conteneva frammenti di quasi tutte le parti del suo scheletro: stava su un pendio, in posizione dominante rispetto alle 3 mila della stessa epoca (700-1.000 d.C.) ritrovate a Birka, dove esiste il più grande cimitero vichingo della Svezia. Per 130 anni gli archeologi si sono chiesti se le ossa e gli oggetti trovati accanto al corpo fossero appartenuti a un uomo o una donna. Si trattava di una spada, due scudi, un’ascia e altre armi dell’epoca, il completo equipaggiamento di un guerriero, insomma, oltre agli scheletri di due cavalli. E poi ancora una borsa che conteneva asticelle e una tabella, una specie di “gioco di guerra” medievale, forse utilizzato per pianificare strategie di battaglia. A lasciare perplessi i ricercatori è stato proprio questo corredo, tipico di un individuo di alto rango, “la prova che doveva trattarsi di un ufficiale, qualcuno abituato a elaborare strategie e guidare le truppe in battaglia.
Non una Valchiria delle saghe, ma un leader militare in carne e ossa, oltretutto donna” ha spiegato Charlotte Hedenstierna-Jonson, a capo dello studio. In nessuna tomba di donne soldato vichinghe sono infatti mai stati trovati oggetti simili. La scoperta mette in parte in discussione il ruolo delle donne nell’antica società patriarcale dei vichinghi: secondo i ricercatori è tuttavia ancora presto per dire se donne guerriero con ruoli di comando fossero un'eccezione o una condizione diffusa. “Si tratta di una rilevazione straordinaria poiché l’identificazione di una guerriera vichinga offre una visione unica di quel popolo e conferma il grado di emancipazione delle donne vichinghe, abili amministratrici di case e fattorie in assenza dei mariti, oltre che – e adesso lo sappiamo - valenti condottiere”, hanno dichiarato i ricercatori dell’American Journal of Physical Anthropology.
All'inizio del Medio Evo i racconti di feroci donne vichinghe che combattevano al fianco degli uomini hanno alimentato il mito delle Valchirie, ma questo non è sufficiente per fare delle generalizzazioni. Tra l'ottavo e il nono secolo il villaggio di Birka, dove sono stati trovati i resti, era un importante snodo commerciale, con una popolazione di un migliaio di abitanti, soprattutto commercianti, artigiani e guerrieri. La loro cultura, però, era diversa da quella della regione e forse questo ritrovamento sembra confermarlo.