sale la tensione

Referendum Catalogna, Rajoy non ci sta: "Valutiamo ogni strumento per fermarlo"

Madrid compie così un ulteriore passo dopo che due giorni fa la Corte costituzionale spagnola aveva sospeso il decreto di convocazione. Tra le azioni possibili la revoca dell'autonomia regionale

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Il Governo spagnolo valuta "tutti gli strumenti necessari" per fermare il referendum indipendentista approvato dal Parlamento della Catalogna. Tra le azioni più drastiche, la revoca dell'autonomia alla regione. Madrid compie così un ulteriore passo dopo che due giorni fa la Corte costituzionale spagnola aveva sospeso il decreto di convocazione del referendum. Questa sentenza è diventata legge, perciò la magistratura sta già lavorando per perseguire gli indipendentisti.

Situazione esplosiva - C'è un motivo se per ora il Governo spagnolo ha soltanto ventilato la minaccia di togliere l'autonomia alla Catalogna. La Costituzione glielo permetterebbe, ma nessuno ha mai fatto ricorso a tanto: il rischio è quello di inasprire le tensioni. Il primo ministro Mariano Rajoy lo sa e per questo si limita a scandire con fermezza: "Il referendum non si farà", senza cedere a chi parla di "colpo di Stato".

Cosa rischiano gli indipendentisti - Il presidente del Parlamento catalano, Carles Puigdemont, è stato denunciato formalmente insieme ai sui ministri per disobbedienza, abuso di potere e malversazione di danaro pubblico e potrebbe finire in carcere. Anche i 24mila volontari che si sono adoperati per il referendum rischiano, ma perseguire tutti loro potrebbe essere una mossa controproducente.

Il precedente - Il 9 novembre 2014 si è tenuto un referendum non vincolante sullo stesso argomento. Andò a votare il 37% della popolazione, che espresse parere favorevole nell'81% dei casi.