La tragica scomparsa di Sofia per malaria fa interrogare anche l'Associazione Microbiologi Clinici Italiani, Amcli, che sottolinea l'importanza di applicare gli strumenti diagnostici e di sorveglianza già in atto per una patologia talvolta imprevedibile e comunque rara in Italia. "La malaria è l'unica vera urgenza per un laboratorio di Microbiologia e la diagnosi va fatta entro 2 ore dal prelievo per un caso sospetto", spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli e Direttore U.O. Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese.
"In Italia la malaria autoctona è stata debellata dagli anni '70 e sono riportati circa 600 casi all'anno come malattia d'importazione da aree a rischio sia in viaggiatori italiani che internazionali - precisa Annibale Raglio, responsabile Controllo Infezioni Ospedaliere, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo e Coordinatore Comitato di Studio della Parassitologia dell'Amcli. - Rarissimamente sono stati rilevati casi autoctoni o indotti (4 negli ultimi dieci anni) dove trovare la causa del contagio può essere assai difficile se non impossibile: zanzara nel bagaglio di un viaggiatore da area endemica o in area aeroportuale".
I numeri L'Oms è riuscita dal 2000 ad oggi a ridurre la mortalità per malaria nel mondo del 65%. Nonostante questo, ogni due minuti (era ogni 30 secondi fino al 2005), l'infezione uccide un bambino sotto i 5 anni, in particolare nell'Africa Sub-Sahariana. Sono 303.000 i piccoli deceduti nel 2015 e la maggior parte di loro, 292.000, nell’area africana.
La malaria, oltre che dalla zanzara Anopheles, può essere trasmessa per contatto di sangue, per trasfusione o per trapianto d'organo. La normativa in atto però prevede l'applicazione di procedure che, se correttamente rispettate, praticamente azzerano il rischio di trasmissione.